Draghi il 19 maggio in Aula su Ucraina, M5s insiste sul voto

La replica del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al termine della discussione generale sulle Comunicazioni alla Camera dei Deputati sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina
La replica del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al termine della discussione generale sulle Comunicazioni alla Camera dei Deputati sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina. (Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio)

ROMA. – Mario Draghi riferirà in Parlamento sulla guerra in Ucraina: lo farà il 19 maggio, e quindi non proprio a ridosso del suo rientro dagli Usa, e lo farà per il momento al Senato. Con una formula che non presuppone alcuna votazione dell’Aula. La conferenza dei capigruppo riunita a Palazzo Madama ha infatti chiesto al premier di intervenire nell’ambito del cosiddetto ‘premier time’.

Non esattamente quanto aveva chiesto la capogruppo del Movimento a palazzo Madama che ancora oggi, intervenendo in aula sull’ordine dei lavori, ha ribadito la richiesta dei 5 Stelle che il presidente del Consiglio si presentasse in Parlamento per “comunicazioni” sull’esito delle sue missioni internazionali. Solo nel caso di comunicazioni del Governo si apre infatti un dibattito che può determinare una risoluzione votata al termine della discussione.

Fratelli d’Italia chiede che il question time sia almeno trasformato in un’informativa: “Questo ci consentirebbe di avere a disposizione più tempo per confrontarci con il governo” reclama la vicepresidente vicaria Isabella Rauti.

In attesa che il question time sia confermato, con la disponibilità di Palazzo Chigi, in Aula quindi dovrebbero esserci domande e risposte ma non una discussione fra parlamentari né la presentazione di documenti e mozioni. Come intende fare invece Alternativa, il gruppo di ex pentastellati, che alla Camera ha appena depositato una mozione contro l’invio delle armi in Ucraina e per la promozione di una conferenza di pace e che dovrebbe farlo, tramite il corrispettivo gruppo Cal, anche al Senato.

Il M5s, tuttavia, si tiene le mani libere: alla richiesta del senatore Mattia Crucioli di Cal di convocare il premier si è infatti astenuto, provocando l’ira di Italia Viva. ‘”Si continua a scherzare col fuoco e a destabilizzare Draghi ed il governo. Il M5S preferisce non mettersi contro il ‘sottogruppo’ di lotta dei grillini, tenendo come sempre una posizione ambigua nei confronti del governo” attacca il capogruppo Iv, Davide Faraone.

Ma nella maggioranza il fronte “pacifista” contrario all’invio di nuove armi non demorde. “Allontanerebbe la pace e non mi sembra opportuno. Draghi e Biden parlino di pace e preparino la pace, noi non siamo in guerra contro nessuno” mette in guardia anche oggi il leader della Lega, Matteo Salvini. Il segretario del Pd, Enrico Letta, punta invece ancora sul ruolo che può rivestire l’Europa: “va creata una Confederazione Europea tra i 27, con l’Ucraina e altri candidati a entrare. Per accoglierli subito nella famiglia europea”.

Il M5s intanto rivendica di aver dettato la linea alla maggioranza anche se Matteo Renzi liquida come “un po’ provinciale” il loro tentativo di sentire Draghi in Parlamento prima dell’incontro con il Presidente Usa. Anche per Renzi, tuttavia, è “certo” che il premier debba andare in Aula “ma non prima di andare da Biden, ma prima di autorizzare le armi…”. “In queste settimane – taglia corto il vicepresidente del gruppo 5s alla Camera, Luigi Gallo – il M5S è stato isolato perché chiedeva la pace. Oggi si trova ad aver anticipato e dettato la linea. Le parole di Macron e quelle nuove di Letta dimostrano che si è aperto un varco” .

(di Francesca Chiri/ANSA)

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