Forti tensioni nella sinistra spagnola dopo il patto in extremis in Andalusia

Pablo Iglesias

MADRID — Acque agitate negli ambienti della sinistra spagnola. Le tensioni sono affiorate con forza dopo un weekend segnato dalla confusa vicenda della presentazione di una coalizione tra vari partiti per le regionali dell’Andalusia, in programma per il 19 giugno. Un “accordo politico” raggiunto a pochi minuti dalla scadenza fissata dalle autorità elettorali e contraddistinto da problemi di (apparente) natura tecnica e burocratica, che rendono ancora non chiaro se Podemos, formazione che peraltro fa parte del governo nazionale, potrà partecipare formalmente alle elezioni insieme agli altri firmatari. In attesa che si chiariscano definitivamente queste incognite, si sono susseguite dichiarazioni incrociate e manifestazioni di risentimento reciproche che mettono in luce disaccordi interni consistenti, non solo in questo territorio.

Le incognite maggiori ruotano attorno alle interpretazioni delle intenzioni della vicepremier e ministra del lavoro Yolanda Díaz, che nel governo rappresenta l’alleanza tra Podemos e Izquierda Unida, da tempo desiderosa di intraprendere un “processo di ascolto” della società civile viaggiando per la Spagna per formulare un “progetto di Paese per i prossimi 10 anni”. Un piano che alcuni, a sinistra, interpretano come la volontà di creare un “fronte ampio” che includa anche movimenti politici nati con scissioni da Podemos. Ed è proprio sulle prospettive di questo ipotetico futuro spazio politico — su cui Díaz per il momento non ha dissipato i dubbi, svincolandolo dalla tornata andalusa — che si registrano tensioni, secondo le cronache politiche iberiche. Anche perché, nel frattempo, i maggiori dissapori in Andalusia paiono essere affiorate proprio tra Podemos, lanciato nel 2014 come novità rispetto alle formazioni tradizionali, e Izquierda Unida, partito con decenni di traiettoria. Una disputa che non appare ancora risolta nonostante, alla fine, i primi abbiano accettato di sostenere la candidata proposta dai secondi, la parlamentare regionale Inmaculada Nieto, sostenuta anche da Yolanda Díaz.

In questo senso, sono cadute come una bomba le parole pronunciate ieri sera dall’ex vicepremier, nonché fondatore ed ex leader di Podemos Pablo Iglesias, ora ritiratosi dalla “politica istituzionale”. “Quello che è successo in Andalusia è un orrore, che fa vergognare molti di noi”, ha dichiarato alla radio Cadena Ser, aggiungendo che, secondo lui  “Yolanda Díaz è intervenuta all’ultimo momento” per imporre la candidatura di Nieto. “Io non sono più nessuno, ma credo che la prossima volta forse non sarebbe male fare delle primarie, aperte ai cittadini”, ha anche detto, senza nascondere di essere rimasto “ferito” dalla vicenda e affermando di essere portatore dell’opinione di “molta gente di Podemos”. L’anno scorso, al momento di annunciare il proprio ritiro dalla scena politica, lo stesso Iglesias aveva indicato proprio Yolanda Díaz come sua erede ideale nella leaderhip del partito.

Se da un lato non sono emerse dichiarazioni pubbliche della vicepremier sulle parole del suo predecessore, a parlarne è stata invece Inmaculada Nieto. “Nei dibattiti sui media c’è un po’ di testosterone in eccesso”, ha affermato in dichiarazioni a Radio Nacional.

Redazione Madrid

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