Putin accusa la Nato, “ma evitiamo la guerra mondiale”

Il presidente russo Vladimir Putin durante la manifestazione per il giorno della vittoria a Mosca. (ANSA)

ROMA.  – “L’orrore di una guerra globale non si deve ripetere”: sono passati solo due minuti dall’inizio del suo discorso sulla Piazza Rossa e Vladimir Putin fa capire che le cose non andranno come temuto. Mosca non vuole un allargamento dalle conseguenze imprevedibili del conflitto ucraino. Nessun riferimento ad armi nucleari, nessuna sfilata di prigionieri ucraini, soprattutto nessuna dichiarazione di mobilitazione generale e guerra totale.

Tutte le previsioni diffuse dai servizi d’intelligence occidentali si rivelano infondate, con il leader del Cremlino che sceglie di tornare a mostrare il suo volto di autocrate sì, ma anche di leader realista, molto diverso dall’immagine del pazzo o malato con cui molti avevano cercato di spiegarsi l’incomprensibile mossa di attaccare Kiev.

Un segnale apparentemente distensivo – e spiazzante – quello inviato all’Occidente e al mondo dal leader russo, che non gli ha impedito di ribadire tutte le motivazioni con cui ha già giustificato l’aggressione al Paese vicino. Ma facendo vedere che anche nella sua visione del mondo la prospettiva di uno scontro aperto con l’Occidente è un incubo da evitare. Le attese provocazioni di cui tanto si era parlato in vista di questo 77/o anniversario della vittoria sui nazisti non si sono concretizzate. Sulla Piazza Rossa, con le truppe che sfilavano tra le mura del Cremlino e le cupole multicolori della cattedrale di San Basilio, Putin ha fatto appello come vuole la tradizione all’orgoglio nazionale. Ma stando bene attento a non alimentare ulteriormente le tensioni internazionali e le inquietudini che anche tra la popolazione di Mosca – almeno quella che non si informa solo sui canali ufficiali – si erano diffuse negli ultimi giorni.

Un primo segnale di qualcosa di nuovo si era già avuto prima del discorso che ha aperto la sfilata. Le autorità annunciavano che, a causa delle condizioni metereologiche “sfavorevoli” (anche se in quel momento su Mosca splendeva il sole), non ci sarebbe stato il sorvolo degli aerei sulla piazza. I russi quindi non avrebbero fatto vedere il Doomsday, il cosiddetto “Cremlino volante”, l’Ilyushin 80 dal quale il presidente condurrebbe le operazioni militari in caso di guerra nucleare. E nemmeno i caccia che, secondo quanto si vociferava, avrebbero dovuto formare una Z, la lettera simbolo di questa guerra. Un simbolo che non è stato mostrato su alcuna divisa, insegna o mezzo delle 33 unità militari che hanno sfilato. Forse l’assenza più significativa della parata.

In linea con questa inaspettata atmosfera, la brevità del discorso di Putin, durato non più di 11 minuti. Un tempo dedicato in gran parte a ribadire che la Russia è stata “costretta” ad attaccare l’Ucraina con un’azione “preventiva”, perché minacciata dai “nazisti”, proprio come nella Grande guerra patriottica del secolo scorso. I nemici ucraini, ha insistito, si preparavano ad attaccare i confini della Russia, volevano riprendere la Crimea, e in questo erano sostenuti dalla Nato. Fin da dicembre Mosca ha cercato di discutere con l’Occidente un nuovo assetto sulla sicurezza europea, “ma la Nato non ha voluto ascoltare”. “Se ci fosse stata almeno una possibilità di risolvere la questione pacificamente l’avremmo colta, ma semplicemente non c’era”, si è giustificato Putin incontrando il pomeriggio il padre di un ufficiale separatista filo-russo del Donbass, Vladimir Zhoga, caduto nel marzo scorso a 29 anni.

Poco prima, sulla Piazza Rossa, Putin aveva parlato con accenti inediti dei morti russi nel conflitto. “Ognuno di loro – aveva detto – è una perdita per la famiglia come per lo Stato”, promettendo assistenza ai familiari. Al settantacinquesimo giorno di guerra, il capo del Cremlino mostra il suo volto umano ai russi. E all’Occidente sembra quasi tendere la mano ricordando l’antica alleanza: “Rendiamo onore – ha scandito il leader russo – ai soldati americani, britannici e francesi che hanno contribuito a sconfiggere il nazismo”.

“Putin ha riconosciuto che non c’è una vittoria da celebrare”,  hanno commentato gli Stati Uniti per bocca dell’ambasciatrice all’Onu, Linda Thomas-Greenfield. Mentre Berlino si è limitata a ricordare che a riportare la guerra in Europa è stata la Russia, non una fantomatica minaccia d’invasione della Nato.

(di Alberto Zanconato/ANSA).

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