Draghi da Biden. Su Ucraina sale la tensione nella maggioranza

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden con il premier Mario Draghi al vertice del G7. Archivio. (ANSA)

ROMA. – Serve “maggiore accortezza” nei confronti della dialettica parlamentare altrimenti si creano “condizioni critiche” che “non giovano” al governo stesso. Mentre il premier prepara il viaggio che lo porterà alla Casa Bianca all’inizio della prossima settimana, Giuseppe Conte incalza Draghi e chiede con forza un passaggio in Parlamento prima della missione negli Usa, che porti anche a un nuovo voto parlamentare “dopo 70 giorni di guerra” per dare “una nota di indirizzo” al governo sulla posizione da assumere nell’evoluzione del conflitto.

La missione negli Stati Uniti, insomma, diventa ennesimo terreno di fibrillazione nella maggioranza. Con il Movimento in prima fila, ma anche con i distinguo della Lega che ribadisce la necessità di puntare sulla diplomazia, anziché sulle armi, per “convincere le parti a sedersi attorno a un tavolo”.

“Sarei molto deluso” se Draghi dovesse andare negli Usa senza passare dalle Camere, dice Giuseppe Conte ricordando che “il Parlamento può riunirsi anche di domenica, lo ha fatto con me in tempo di pandemia, può farlo in tempo di guerra”. Servirebbe, nel ragionamento del leader 5S, anche al premier, per avere “un mandato più forte”.

Ma i tempi sono stretti ormai e, osservano i collaboratori del premier, non mancheranno occasioni di confronto con deputati e senatori nelle prossime settimane. A partire da un question time di Draghi già in calendario il 19 maggio, cui seguiranno anche le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di fine mese.

La richiesta del Movimento è quella di un nuovo voto, dopo quello che all’inizio del conflitto a larghissima maggioranza ha dato il via libera a una risoluzione sulla necessità di diversificare le fonti energetiche, di sostenere le sanzioni in linea con i partener europei e sugli aiuti all’Ucraina sul fronte umanitario, finanziario e anche miiltare.

Per il momento, osservano nell’esecutivo, la richiesta di Conte è isolata, e in ogni caso, chiarisce il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, l’esecutivo già ora “sta lavorando a sostegno dell’Ucraina secondo le indicazioni che sono state date dal Parlamento” con quella risoluzione che “impegnava il Governo, tra le altre cose, a sostenere tramite l’invio di materiale militare, la resistenza ucraina, con sistemi d’arma difensivi: è quello che stiamo facendo, con gli invii che abbiamo fatto finora, insieme agli altri Paesi europei, insieme ai Paesi alleati e sulla base, appunto, del mandato che abbiamo ricevuto da Parlamento”.

Il conflitto in Ucraina, e in particolare i “nuovi costi” da imporre a Mosca – mentre la Ue fatica a trovare una sintesi sulle sanzioni sul petrolio – saranno peraltro oggetto del faccia a faccia tra il premier e Joe Biden, come indicato dalla Casa Bianca, dopo che i leader del G7 ne avranno parlato anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nella videoconferenza convocata per domenica.

Il premier nello studio Ovale ribadirà al presidente Usa il pieno sostegno alla linea comune presa a livello del G7, sottolineando allo stesso tempo, come ha fatto davanti al Parlamento europeo a Strasburgo, l’importanza di una azione europea che possa accelerare il processo verso il negoziato. La ricerca della pace, continua a ripetere Draghi in ogni occasione pubblica, è “la priorità” e l’inasprimento delle sanzioni ha l’obiettivo di portare Putin prima a un “cessate il fuoco” e poi al tavolo del negoziato.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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