Sei miliardi per Kiev. Zelensky: “Serve piano Marshall”

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky . (ANSA)

STRASBURGO.  – “La ricostruzione inizia oggi, non in un lontano futuro”. A lanciare il messaggio di speranza è il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. È stato lui a caldeggiare fin dal principio l’idea di una grande conferenza internazionale per raccogliere fondi per l’Ucraina, sia per la contingenza sia, non appena possibile, per rimettere in sesto il Paese. Ecco, a Varsavia si sono ritrovati enti, nazioni e aziende. Insieme hanno raccolto circa sei miliardi di euro.

L’Italia ha contribuito con 300 milioni extra, oltre ai 500 già stanziati. “L’Ucraina merita tutto il sostegno possibile”, ha sottolineato Mario Draghi.

Certo, parlare di ricostruzione quando ancora le città vengono distrutte, i morti aumentano, l’esercito russo rabbiosamente bombarda, nella speranza di poter offrire a Vladimir Putin un simulacro di vittoria da spendersi alla parata del 9 maggio, forse può apparire azzardato. Ma tutto si tiene.

L’Ucraina, ha ricordato Michel, ha bisogno ora come ora di “cinque miliardi di euro al mese” per stare a galla e pagare stipendi e pensioni. Un mare di soldi che va incanalato, nell’emergenza, verso l’aiuto agli sfollati e ai profughi, verso alloggi temporanei, verso l’assistenza sanitaria e sociale, con un occhio speciale per donne e bambini. A Varsavia hanno sfilato l’Unicef, l’Oms, l’Unhcr, la Caritas. Ma anche la Bei, Google, AstraZeneca. Ognuno ha spiegato cosa ha fatto sinora e cosa farà nell’immediato futuro per l’Ucraina. Il messaggio si riassume così: Kiev non è sola, può sperare e immaginare un futuro diverso.

Il presidente Volodymyr Zelensky è stato chiaro, come di consueto. “Stiamo già preparando un progetto di rilancio su larga scala e abbiamo bisogno di un piano di sostegno internazionale per l’Ucraina, un analogo moderno dello storico piano Marshall”, ha precisato annunciando al contempo l’arrivo di una piattaforma di crowdfunding (United24) rivolta urbi et orbi.

Il primo ministro, Denys Shmyhal, ha spostato l’asticella ancora più in là: “Non vogliamo solo ricostruire quello che c’era, vogliamo un Paese nuovo, europeo, verde, moderno. Capiamo che i nostri obiettivi sono ambiziosi: un Paese da sogno. Tutto sarà trasparente, chiunque potrà controllare i processi e i parametri su un sito dedicato”. Perché il sogno diventi realtà servono tre cose: la pace, ingenti finanziamenti e l’Europa.

La prima, al momento, latita. Ma l’Unione Europea, ha promesso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, c’è e ci sarà. “Putin ha scatenato la guerra e ora deve pagarne il prezzo”, ha dichiarato. L’Ue, ha aggiunto, non solo aiuterà l’Ucraina con la sua “potenza di fuoco economica” ma l’assisterà “nel percorso delle riforme” in modo da “trasformare” la sua economia e dunque spianare la strada verso “l’ingresso nell’Unione”.

Parole cruciali, se lette nella giusta prospettiva. Perché rivelano contemporaneamente l’orizzonte temporale dell’operazione (non breve) e la sua complessità. Ma pure l’ambizione. A quanto pare condivisa da tutti i Paesi, europei e non solo, che hanno promesso di aiutare l’Ucraina nel corso della conferenza (organizzata da Svezia e Polonia).

“Dall’inizio della guerra abbiamo ricevuto più di 12 miliardi di dollari di aiuti in armi e finanziamenti. Siamo molto grati per questo sostegno cruciale. Stiamo attraversando la fase più difficile della nostra storia ed è in bilico il futuro della nostra nazione”, ha detto ancora Shmyhal. “Ma crediamo fermamente nella vittoria e in un futuro luminoso”. Michel ha condiviso l’entusiasmo. “Putin ha cercato di giustiziarvi, ma non ci è riuscito. La parola chiave è fiducia. E noi abbiamo fiducia nell’Ucraina”.

(dell’inviato Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA).

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