ROMA. – L’Assemblea costituente del Cile ha approvato un articolo che riconosce il “diritto alle terre, ai territori e alle risorse” dei popoli indigeni nella nuova Costituzione, un fatto considerato storico e una vittoria per le etnie presenti nel Paese.
Con 106 voti favorevoli (dei 103 necessari), 37 contrari e 10 astenuti, la plenaria dell’organismo ha dato l’ok ieri será all’articolo 21 della nuova Carta fondamentale, tra i festeggiamenti dei 17 elettori dei seggi riservati agli indigeni.
L’articolo recita che “lo Stato riconosce e garantisce, in conformità con la Costituzione, il diritto dei popoli e delle nazioni indigene alle loro terre, territori e risorse”. Indica inoltre che “la proprietà delle terre indigene gode di una protezione speciale” e che “lo Stato stabilirà strumenti giuridici efficaci per il suo catasto, regolarizzazione, demarcazione, titolazione, riparazione e restituzione”. Su quest’ultimo punto, il testo sottolinea che “la restituzione costituisce un meccanismo preferenziale di riparazione, di pubblica utilità e di interesse generale”.
“Conformemente alla Costituzione e alla legge, i popoli e le nazioni indigene hanno il diritto di utilizzare le risorse che tradizionalmente hanno utilizzato o occupato, che si trovano nei loro territori e sono essenziali per la loro esistenza collettiva”, chiude l’articolo.
Con questo voto, l’Assemblea costituente cilena “apre la strada e la chiave per la soluzione dei conflitti storici, degli espropri che hanno subito i popoli originari e il popolo mapuche. Oggi può iniziare una via di soluzione”, ha detto Rosa Catrileo, costituente e rappresentante del popolo mapuche.
Il voto sul diritto alle terre degli indigeni giunge mentre si registra un aumento delle violenze nel sud del Paese, zona dove da anni si registra un conflitto territoriale tra Stato, aziende forestali e agricole e gruppi radicali mapuche, che rivendicano quei territori.
