Gb al voto nelle elezioni locali, test delicato per BoJo

Il premier britannico Boris Johnson in un'immagine d'archivio.
Il premier britannico Boris Johnson in un'immagine d'archivio. (ANSA)

LONDRA.  – Per milioni di britannici si aprono le urne domani in elezioni amministrative di vasta portata e ad alto rischio per Boris Johnson, alle prese ormai da settimane con grattacapi e critiche su più fronti.

Il premier Tory potrebbe infatti pagare in consensi lo scandalo Partygate e anche quello sulle accuse di molestie, sessismo e malcostume rivolte ad alcuni suoi deputati, ma soprattutto la polémica sulle difficoltà economiche per milioni di famiglie scatenate dal caro vita e acuitesi con l’incertezza della guerra in Ucraina.

Johnson oggi a Southampton, in uno degli ultimi appuntamenti della campagna elettorale prima del voto di domani, ha riconosciuto i problemi patiti da tanti cittadini per l’inflazione record e le bollette energetiche sempre più alte nel Regno Unito ma ha sottolineato che il governo è impegnato al massimo per migliorare la situazione e ha ricordato che comunque il Paese è ben “più stabile” rispetto a certe crisi del passato, grazie anche agli alti livelli di occupazione.

Basterà per convincere gli elettori – metà della popolazione britannica è coinvolta – in una tornata amministrativa che ha comunque importanti risvolti nazionali? Stando ad alcune previsioni, il partito conservatore rischia di perdere qualcosa come 550 seggi locali, in particolare nelle zone urbane dove colpisce di più il caro vita. Ne devono essere rinnovati in Inghilterra 4.360 (fra comunali, circoscrizionali e così via) nelle principali aree urbane di Birmingham, Leeds e Manchester e nei 32 municipi circoscrizionali londinesi, mentre in Scozia ne vengono contesi 1.277 e 1.234 nel Galles.

Un’altra incognita per BoJo e il suo esecutivo è rappresentata dal rinnovo del parlamento locale dell’inquieta Irlanda del Nord alle prese con il dopo Brexit. Il republicano e filo-irlandese Sinn Fein potrebbe diventare primo partito e partito di maggioranza relativa scavalcando gli unionisti protestanti del Dup per la prima volta. Questo avrebbe importanti ricadute sugli equilibri politici a Belfast e sul governo locale di unità nazionale formato da unionisti e repubblicani in base all’accordo del Venerdì Santo del 1998 che pose fine al conflitto nordirlandese.

Esecutivo che era affondato lo scorso febbraio dopo le dimissioni del First Minister espresso dal Dup, Paul Givan, per protesta contro il Protocollo per l’Irlanda del Nord: la compagine unionista ha tentato in ogni modo di contrastarlo, anche tramite un’azione legale contro la sua legittimità, respinta dai tribunali del Regno.

É un voto nel suo complesso delicato che potrebbe rimettere in discussione la leadership in casa Tory, laddove il partito di Johnson dovesse subire un risultato particolarmente negativo trainato fra l’altro dagli effetti dal Partygate, che vede il premier coinvolto in primissima persona e multato da Scotland Yard per aver violato le restrizioni anti Covid nel 2020.

Proprio su questo scandalo si è concentrata nelle ultime settimane l’azione del leader dell’opposizione laburista, Keir Starmer, che spera di strappare molti seggi a Johnson. Ma la sua campagna elettorale non è stata facilitata dai recenti sospetti di un Partygate anche in casa Labour sollevati dalla stampa filo Tory e cavalcati dal partito di governo. Starmer anche oggi ha respinto le accuse di aver violato le regole in un evento di “lavoro” con brindisi a base di birra svoltosi un anno fa con diversi partecipanti nella sede laburista della città inglese di Durham quando a causa della pandemia erano vietate le forme di socializzazione indoor.

(di Alessandro Carlini/ANSA).

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