L’economia Usa si contrae, sale la paura per una recessione

Agente di Borsa a Wall Street
Un agente di borsa a Wall Street (ANSA/AP Photo/Richard Drew)

NEW YORK. – L’Azienda America si ferma. L’economia inchioda nel primo trimestre e cala dell’1,4%, in quella che è la prima contrazione dall’inizio della pandemia. Un tonfo a sorpresa che alimenta i timori di recessione o, ancor peggio, di stagflazione. Il calo è legato alla guerra in Ucraina e all’inflazione, e ai loro effetti sulle catene di approvvigionamento già sotto stress.

E per Joe Biden è una doccia gelata: già in calo nei sondaggi si ritrova con un’altra tegola da risolvere proprio nel giorno in cui chiede al Congresso americano altri 33 miliardi di dollari per aiutare Kiev. Il presidente ostenta comunque sicurezza e descrive un’economia “resiliente di fronte a sfide storiche”. Un’economia che parte da una “posizione di forza” per affrontare il “Covid, l’invasione non provocata di Putin in Ucraina e l’inflazione”.

Biden si dice quindi “non preoccupato” dal rischio di una recessione e spiega che il calo del pil è dovuto a “fattori tecnici”. Un’analisi condivisa dagli esperti. La rilevazione – a loro avviso – è stata infatti influenzata da due voci particolarmente volatili, le scorte da un lato e gli scambi commerciali internazionali dall’altro.

Una spiegazione logica che, però, non spazza via i timori per una recessione già da molti ipotizzata per la fine del 2022 o per il 2023. Anche se i consumi continuano a crescere, e nei primi tre mesi dell’anno hanno mostrato un aumento del 2,7%, gli americani iniziano stringere la cinghia rallentando gli acquisti a causa del caro prezzi. Sulla galoppata dell’inflazione, che agita gli elettori e la Casa Bianca, è concentrata la Fed.

La banca centrale ha aperto un ciclo di rialzi dei tassi aggressivo e dopo il ritocco da una quarto di punto di marzo si appresta ad alzare il costo del denaro di mezzo punto la prossima settimana. La frenata del pil complica il ‘dilemma’ della Fed, spinta ad agire di fronte a un’inflazione ai massimi da 40 anni senza danneggiare la crescita già in rallentamento.

La paura di molti osservatori è quella di una stagflazione, fenomeno complesso da gestire e affrontare, o nella migliore delle ipotesi una “profonda recessione” come previsto da Deutsche Bank. Pochi economisti ritengono la Fed in grado di centrare il suo obiettivo di un ‘atterraggio morbido’ per l’economia.

A non sembrare turbata dalla contrazione del pil è Wall Street. Dopo sedute di passione i listini americani avanzano decisi grazie alle trimestrali di alcuni colossi di Big Tech che hanno rassicurato sulla solidità della Silicon Valley e sulla sua capacità di gestire e digerire la Fed più aggressiva degli ultimi decenni.

Lascia un commento