Macron rischia tutto a giugno, Mélenchon affila le armi

Jean-Luc Mélenchon durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Francia.
Jean-Luc Mélenchon durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Francia.

PARIGI. – Superato lo scoglio Le Pen, per il presidente rieletto Emmanuel Macron si profila il rischio Mélenchon. Se la candidata di estrema destra ha rilanciato subito la battaglia per le legislative del 12 e 19 giugno, chi ha più possibilità di arrivare fino in fondo è proprio il “tribuno” della gauche radicale. Che ha fatto già stampare in 2 milioni di esemplari manifesti che invaderanno tutta la Francia, con la sua immagine e lo slogan “Mélenchon: premier ministre”.

“Vi chiedo di eleggermi primo ministro” era stata la richiesta di Mélenchon ai suoi sostenitori subito dopo essere arrivato un punto dietro Marine Le Pen al primo turno, con il 22% delle preferenze. Si trattava soprattutto di un proclama, dal momento che in Francia il primo ministro non viene eletto, ma “indicato” dalla maggioranza.

“Se sarò primo ministro – ha proclamato Mélenchon – fin da quando sarò nominato potrò firmare il decreto che blocca i prezzi e l’aumento del salario minimo a 1.400 euro netti al mese”. Per non parlare del programma de La France Insoumise, che prevede di riportare l’età pensionabile a 60 anni, un vero e proprio “controprogetto” rispetto alla riforma alla quale più tiene Emmanuel Macron, quella delle pensioni con innalzamento graduale dell’età pensionabile fino a 65 anni.

Sia il Rassemblement National di Marine Le Pen sia la France Insoumise di Mélenchon, nei primi sondaggi sulle legislative, appaiono ben distanti da La République en Marche di Emmanuel Macron. Questo innanzitutto perché nella Quinta repubblica il presidente appena eletto ha sempre conquistato la successiva maggioranza all’Assemblée Nationale, nominando poi un primo ministro della propria parte politica.

Quello che teme però Macron è la dinamica che potrebbe innescarsi alle legislative di giugno, nonostante a suo favore giochi la bassa affluenza che di norma caratterizza questo scrutinio rispetto alle presidenziali: nel 2017 votò soltanto il 57,36%. Mélenchon ha chiamato all'”Unione popolare” tutte le forze di sinistra, che per ora non hanno escluso di aderire: il leader ecologista, Yannick Jadot, si è detto favorevole pur osservando che “con Mélenchon alla guida non può funzionare”.

I socialisti incontreranno la delegazione de La France Insoumise per capire quali potrebbero essere le basi dell’accordo. Il modo di scrutinio delle legislative, a due turni con possibilità di ballottaggio a due o di sfide “triangolari”, favorisce generalmente i partiti di centro. Questo perché nel caso di passaggio al secondo turno di un partito molto caratterizzato a destra o a sinistra, gli avversari si coalizzano con la formazione più moderata (in questo caso il partito di Macron) per sbarrargli la strada.

Intanto, Emmanuel Macron continua nel suo silenzio e l’unico fatto reale che si registra è il rinvio del Consiglio dei ministri, tradizionalmente in programma il mercoledì, che è slittato a giovedì. Un segnale, secondo gli osservatori, che al presidente – sempre isolato nella residenza dei presidenti a Versailles, “La Lanterne” – sono necessarie altre 24 ore per ultimare le scelte del nuovo governo: chi dovrà prendere il posto di Jean Castex, dimissionario, e quale ampiezza debba avere il rimpasto di governo.

Alla prima domanda, le risposte sono quelle degli ultimi giorni (una donna, la ministra del Lavoro Elisabeth Borne), un fedelissimo (il ministro dell’Agricoltura Julien Denormandie), una personalità uscita dalla destra (come la presidente della BCE, Christine Lagarde), o uno di “En Marche” che arriva dalla gauche (l’ex socialista e presidente dell’Assemblée National, Richard Ferrand).

Quanto al governo, Macron pensa a un rimpasto consistente per ripartire su basi diverse. Il sogno? Reclutare il suo ex avversario per l’Eliseo Yannick Jadot, il leader degli Ecologisti, offrendogli il ministero dell’Ambiente. E strappando un alleato prezioso a Mélenchon.

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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