L’occupazione in Ue recupera sul 2019, non in Italia

Un post tratto dal profilo Facebook di CGIL Nazionale: in occasione della manifestazione a Torino per il blocco dei licenziamenti.
Un post tratto dal profilo Facebook di CGIL Nazionale: in occasione della manifestazione a Torino per il blocco dei licenziamenti.

ROMA. – I livelli occupazionali hanno superato in media in Ue quelli pre pandemia ma l’Italia è rimasta indietro allargando il divario per quanto riguarda il lavoro femminile: secondo le tabelle Eurostat riferite al 2021 il tasso di occupazione medio in Ue ha recuperato tre decimi di punto sul 2019, quando si era attestato al 68,1%, arrivando al 68,4% mentre l’Italia è rimasta indietro di 0,8 punti sul 2019, arrivando al 58,2% rispetto al dal 59% di due anni prima.

Anche se si guarda alla differenza tra il 2020 e il 2021 si scopre che il tasso di crescita occupazione in Italia è stato la metà di quello europeo: +0,7 punti (dal 57,5 al 58,2%) contro +1,4% della media Ue. L’Italia ha inoltre il tasso di occupazione più basso in Europa dopo la Grecia che però nel 2021 ha recuperato 1,1 punti sul 2019.

All’interno di un contesto già complicato la situazione appare particolarmente difficile per l’occupazione femminile: in Italia, con un tasso del 49,4% nel 2021, ha un divario di 14 punti percentuali rispetto a quello medio Ue (63,4%), gap che è in crescita rispetto ai 12,7 punti del 2019 e ai 13,6 punti del 2020. La classifica, anche in questo caso vede l’Italia al penultimo posto dopo la Grecia (48,2% in recupero sia sul 2019 che sul 2020), con una ‘gap’ di ben 22,8 punti rispetto alla Germania.

E se il tasso di disoccupazione in Italia è diminuito rispetto al periodo pre pandemia (9,5% dal 9,9% del 2019) mentre è aumentato nella media Ue (dal 6,8% al 7%) l’andamento sembra essere il risultato di una maggiore fiducia in Ue nella possibilità di trovare lavoro e di una minore fiducia nel nostro Paese.

Il tasso di attività che è aumentato in Europa nel 2021 rispetto al periodo pre pandemia (dal 77,9% al 78,5% per le persone tra i 15 e i 64 anni) si è invece ridotto per l’Italia (dal 70,5% al 69,3%) segno di una riduzione della partecipazione al mercato del lavoro legata anche alla convinzione di non poter trovare un impiego.

Le difficoltà occupazionali nel nostro Paese comunque non sono legate solo alla pandemia. E’ piuttosto un male antico. Dal 2012 l’occupazione è cresciuta in Italia molto più lentamente rispetto alla media europea. Se in Italia si è passati da un tasso di occupazione del 56,1% nel 2012 al 58,2% nel 2021 con un aumento di 2,1 punti, nello stesso periodo nella media Ue-27 il tasso di occupazione è cresciuto di 5,8 punti.

La Francia ha visto crescere l’occupazione da un tasso del 64,4% a uno del 67,2% con una crescita di 2,8 punti mentre in Germania la crescita è stata di 3,8 punti (dal 72% al 75,8%) e in Grecia, unico Paese nel 2021 con un tasso di occupazione inferiore a quello italiano si è registrata una crescita di 6,8 punti dal 2012 (dal 50,4% al 57,2%). In Spagna il tasso di occupazione è passato dal 55,8% del 2012 al 62,7% con una crescita di 6,9 punti.

Fa peggio dell’Italia in termini di aumento del tasso di occupazione solo l’Austria che però passa dal 71,4% al 72,4%. In Ungheria il tasso di occupazione è aumentato dal 2012 di 14,5 punti, dal 58,6% al 73,1%. Ma c’è una fascia d’età nella quale l’occupazione è aumentata sostanzialmente in linea con l’europa: è quella tra i 55 e i 64 anni, grazie soprattutto alla riforma delle pensioni e all’aumento dell’occupazione femminile.

Tra il 2012 e il 2021 il tasso di occupazione complessivo della fascia di lavoratori più anziana è passato dal 39,9% al 53,4% con un aumento di 13,5 punti. Nello stesso periodo nella media Ue a 27 il tasso è passato dal 46,6% al 60,5% con un aumento di 13,9 punti. La crescita per le donne nella fascia più anziana è stata dal 30,6% al 44% (+13,4 punti) a fronte del passaggio dal 39,7% al 54.3% per la media Ue (+14,6 punti).

(di Alessia Tagliacozzo/ANSA)

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