Coronavirus Italia: fermi al plateau, ma segni che la curva può salire

Due persone sedute al bar nella piazzetta del Pantheon a Roma.
Due persone sedute al bar nella piazzetta del Pantheon a Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Siamo in una situazione di sostanziale stabilità del Covid in Italia, da alcune settimane su un plateau con leggere fluttuazioni in salita, ma la circolazione del virus resta ancora alta e si intravedono i primi segni di un nuovo possibile aumento della curva.

I dati giornalieri infatti – come sempre accade nei giorni festivi – segnano una riduzione dei casi per effetto del minor numero di test eseguiti. Sono 24.878 infatti i nuovi contagi da Covid registrati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati più del doppio: 56.263. Le vittime sono invece 93, in aumento rispetto alle 79 registrate ieri. Ma sono 138.803 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore e il giorno prima erano stati quasi 2 volte e mezzo di più: 326.211.

Il tasso di positività aiuta a capire meglio la situazione: è infatti salito al 17,9%, in aumento rispetto al 17,2% di ieri, in crescita da alcuni giorni. Stabili poi le terapie intensive mentre i ricoverati nei reparti ordinari tornano sopra quota 10mila: sono 10.050, ovvero 155 in più rispetto a ieri. Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe, sottolinea che “la circolazione del virus in Italia rimane ancora molto elevata: oltre 1,2 milioni di casi positivi, una media di nuovi casi giornalieri sopra 60 mila e un tasso di positività dei tamponi che supera il 15%”.

E per Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia, “sembra che possa intravvedersi l’inizio di una crescita della circolazione virale, peraltro prevedibile data la diminuzione delle misure di contenimento”. E’ uno scenario delicato quindi quello che arriverà sul tavolo di tecnici e governo per stabilire se abolire l’obbligo di utilizzo delle mascherine al chiuso.

La decisione arriverà in settimana ma gli epidemiologi e i medici sono concordi sulla necessità di non allargare troppo le maglie delle misure, di andare per gradi, aspettando ancora qualche settimana. Per Cartabellotta abolire da primo maggio l’obbligo di mascherina in tutti i locali al chiuso e nei mezzi di trasporto è una decisione azzardata, “perché con questo livello di circolazione virale nei locali affollati e/o scarsamente areati la probabilità di contagio è molto elevata”.

Impossibile per ora capire se c’è stato un eventuale “effetto Pasqua”, serviranno ancora diversi giorni, quando la normale attività di testing, che in questo lungo periodo di festività ha avuto un forte rallentamento, riprenderà normalmente. Solo allora sarà possibile verificare pienamente il trend. Ma certamente un eventuale addio alle mascherine, a queste condizioni, per Cartabellotta, rappresenterebbe un serio rischio: “al momento l’orientamento è quello di lasciarle sui mezzi pubblici e nei locali come cinema e teatri e toglierle nei ristoranti dove la maggior parte del tempo si sta senza”.

Per Cislaghi la situazione, ha spiegato all’ANSA, è che di fonte ad alcune fluttazioni dell’ultimo periodo che dovranno essere verificate nei prossimi giorni, “di certo non c’è una diminuzione dei casi. La percezione è che ci siano molto più casi di quelli che emergono: asintomatici, persone che fanno il tampone a casa e non segnalano la positività, e tanti che non si sottopongono proprio al test in presenza di sintomi che sembrano appartenere a forme influenzali comuni.

“Una delle colpe di Putin, a fianco di altre molto, molto più gravi – ha detto Cislaghi – è quella di avere fatto dimenticare del Covid”. Ed anche il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario IRCSS dell’ospedale Galeazzi di Milano afferma: “Dal punto di vista medico io suggerisco di tenere la mascherina ancora un mesetto”.

(di Maria Emilia Bonaccorso/ANSA)

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