Richiamo del Presidente Mattarella: “Basta distinguo, la pace non è resa”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,durante il suo intervento, in occasione dell'incontro con gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, nella ricorrenza del 77° anniversario della Liberazione
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,durante il suo intervento, in occasione dell'incontro con gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, nella ricorrenza del 77° anniversario della Liberazione (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

ROMA. – “L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha giustificazione alcuna. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo”.

Si avvicina il 25 aprile, festa della Liberazione, e il presidente della Repubblica anticipa i temi con un richiamo alla solidarietà piena all’Ucraina. Basta con i distinguo, dice in sostanza Mattarella, quasi a voler spazzare via il prima possibile un venticello fastidioso di ambiguità che circola tra i partiti e, pericolosamente, anche all’interno dell’Associazione Nazionale Partigiani.

L’Anpi appunto, la voce e la faccia di quella resistenza che fu in armi, una delle associazioni che ha il compito di tramandare alle nuove generazioni la memoria degli orrori nazifascisti e il ricordo di come la lotta di liberazione riscattò almeno in parte l’immagine dell’Italia nel mondo dopo la collusione con il nazismo.

Ma l’obiettivo di Sergio Mattarella è ben più ampio, mira a definire la reale portata etica e politica della “sopraffazione” russa: il presidente sa che i tempi sono stretti, che le prossime settimane saranno decisive per le sorti della guerra e ha voluto compattare il Paese su alcuni concetti base che sono l’architrave delle mosse del Governo dei prossimi giorni.

L’Italia non è più l’anello debole dell’Unione europea, va sradicata l’immagine di un Paese filo-russo, soprattutto alla vigilia di scelte pesanti che Mario Draghi ha già annunciato. Come quella di aderire al blocco dell’import del gas russo o di inviare ulteriori armi ed aiuti (si parla di diversi blindati Lince pronti a partire) al governo di Kiev.

Nessuna esitazione quindi, anche perché il premier, covid permettendo, ha in preparazione una visita da Zelensky. Al momento non ci sarebbe ancora nulla di pianificato ma si starebbe ipotizzando di organizzare la visita a stretto giro, prima del viaggio negli Usa in programma attorno alla metà di maggio. Per questo il capo dello Stato sfrutta l’occasione di un incontro al Quirinale con le Associazioni combattentistiche e d’arma per ripetere che la libertà ha un prezzo e che bisognerà affrontare “sacrifici” per difendere i principi fondanti dell’Unione.

“L’incendio appiccato alle regole della comunità internazionale è devastante; e destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini. La solidarietà, che va praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere – sottolinea Mattarella – ferma e coesa. È possibile che questo comporti alcuni sacrifici. Ma questi avrebbero portata di gran lunga inferiore rispetto a quelli che sarebbe inevitabile subire se quella deriva di aggressività bellica non venisse fermata subito”.

Parole chiarissime che confermano come su palazzo Chigi si sia aperto l’ombrello protettivo del Quirinale. Ma non basta, perchè Mattarella argomenta a lungo e lega 25 aprile e resistenza ucraina con un filo indissolubile che non permette vuoti di memoria: “Il 25 aprile ci ricorda anche un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista”, premette il presidente.

Fu “un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la convivenza pacifica tra i popoli”.

Serve quindi “il convinto e incondizionato rifiuto di ogni sopraffazione totalitaria” e questo messaggio viene proprio “dal nostro 25 aprile”. Dai valori che esprime “viene un appello alla pace”. Ma, attenzione: “alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza”.

Ecco la lettura del Quirinale che viene subito colta dalla vicepresidente dell’Anpi, Albertina Soliani: “la sua è una profondissima riflessione che condivido. Per questo sostengo che vada riconosciuta la Resistenza ucraina”, ha subito osservato.

In silenzio il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo da giorni centro delle polemiche. Contro di lui parla Carlo Calenda e non è tenero: è “gravissimo” che proprio il presidente dell’Anpi “neghi i valori della Resistenza, come quello della dignità del popolo ucraino contro l’invasore”.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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