Pressing partiti: il governo cerca più fondi, ma stop deficit

Una veduta di Palazzo Chigi sede del Governo
Una veduta di Palazzo Chigi sede del Governo. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

ROMA. – Sei miliardi sono troppo pochi. Lo dicono i partiti ma ne è consapevole anche il governo che, preparando il prossimo decreto a sostegno di famiglie e imprese, sta cercando di racimolare più risorse per aumentare la dote emersa con il Def. Senza ricorrere, almeno per il momento, a nuovo scostamento.

Il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco lo vanno ripetendo da settimane in pubblico e nelle riunioni riservate: la strategia resta quella di muoversi passo passo, seguendo l’evolversi di una situazione di emergenza energetica ed economica esasperata dalla guerra in Ucraina, che potrebbe peggiorare con il perdurare del conflitto e precipitare qualora dovessero interrompersi le forniture di gas dalla Russia.

Il pressing della maggioranza si fa ogni giorno più martellante. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando da ultimo è tornato a porre il problema dei lavoro che “rischia di impoverirsi” e ha ammesso che i 6 miliardi “non saranno sufficienti. Abbiamo messo in conto che ci servano altre misure, valuteremo poi quali. È evidente – ha sottolineato in tv – che dovremo fare ulteriori passi”.

Ma già con gli ultimi decreti si è dato fondo alle “pieghe del bilancio” e se non dovessero arrivare risposte europee non resteranno alternative al deficit. Al momento al Mef stanno comunque studiando tutte le opzioni, comprese quelle suggerite dalle forze di maggioranza. Si valuta ad esempio se effettivamente ci siano risorse disponibili tra quelle destinate agli incentivi alle rinnovabili, visto che il fabbisogno si è ridotto all’aumentare dei prezzi.

Secondo il Movimento 5 Stelle questa voce potrebbe liberare fino a 2 miliardi, ma sono calcoli che al momento non trovano riscontro. Si starebbe anche ragionando attorno alla possibilità di ritoccare la tassa sugli extraprofitti delle società energetiche, una richiesta avanzata tra l’altro da Pd, M5S e Leu tra gli emendamenti al decreto Ucraina bis, che ha introdotto il prelievo straordinario. E si starebbe anche cercando di vedere se qualcuno dei fondi Mef dirottati a finanziare i decreti bollette non possa attendere ancora un po’ prima di essere coperto, liberando ulteriori risorse.

La lista delle emergenze aumenta di giorno in giorno, con i rincari record di materie prime ed energia che secondo Assolombarda hanno fatto segnare +740% per gas, +98% per frumento o +154% per il nichel. Il caro materie prime, che rischia di bloccare gli appalti pubblici e i progetti del Pnrr, dovrebbe assorbire circa 1 miliardo.

Attorno ai 4 miliardi serviranno per replicare il pacchetto di misure taglia-bollette anche nel terzo trimestre, con il credito di imposta per le imprese energivore che potrebbe essere ancora aumentato, mentre la riduzione di 25 centesimi delle accise su benzina e gasolio dovrebbe essere prorogata fino a fine giugno.

Allo studio del Mise c’è poi un pacchetto, molto mirato, di contributi a fondo perduto per le imprese delle filiere più direttamente colpite dalle sanzioni alla Russia. Ma serviranno altri fondi per gli enti locali e per l’accoglienza dei migranti. Senza contare la richiesta, sponsorizzata soprattutto dal Pd, di nuovi sgravi contributivi per proteggere i salari.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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