Istigavano a ribellarsi al Pass, cinque militanti di Forza Nuova rischiano processo

Un poliziotto controlla il codice Qr di un cittadino.
Un poliziotto controlla il codice Qr del Green Pass di un cittadino. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

ROMA. – Poche ore dopo il blitz nella sede della Cgil, nell’ottobre scorso, pubblicarono sul portale di Forza Nuova alcuni comunicati di solidarietà in cui si affermava che in tema di green pass e regole anticovid il “popolo ha alzato la testa” e che “il livello dello scontro non si fermerà”.

Per questo cinque militanti del movimento di estrema destra, tra cui lo storico leader Roberto Fiore, rischiano di finire sotto processo con la pesante accusa di istigazione a delinquere aggravata. La Procura di Roma ha, infatti, chiuso l’indagine atto che di solito precede la richiesta di rinvio a giudizio nel procedimento che portò anche all’oscuramento del sito internet.

Oltre Fiore, già a processo per l’assalto alla sede del sindacato insieme ad altri tra cui Giuliano Castellino, sono indagati i firmatari dei comunicati: Giuseppe Provenzale, Luca Castellini, Davide Cirillo e Stefano Saija. Nell’ottobre scorso il gip, nel provvedimento con cui convalidava il sequestro del portale web, affermò che il comunicato era stato pubblicato per cercare “consensi in ordine ai fatti violenti appena avvenuti” e i rischi “di commissione di ulteriori delitti dello stesso genere di quelli commessi” a Roma a cominciare “dall’assalto alla sede della Cgil”.

Il giudice aggiunse che i comunicati erano stati “resi pubblici in un caso mentre i fatti violenti erano ancora in corso e poi nelle 24-48 ore successive in un contesto spazio-temporale ed economico-sociale caratterizzato da gravi tensioni legate agli effetti economici e sociali dell’emergenza sanitaria in corso e all’adozione del green pass”.

Note “che lungi dal restare alla evidentemente in se legittima critica delle scelte politiche delle istituzioni, esplicitamente esaltano l’essere passati da mesi di piazze pacifiche ad una fase in cui ‘la musica è cambiata’ con apologia dell’attacco alla Cgil non minimamente condannato quale illegittimo metodo violento di lotta”.

Per il giudice siamo in presenza di una “esaltazione non solo di un metodo violento di azione politica ma di un atto eversivo”. Per l’assalto alla Cgil, oltre al processo principale, è in corso anche un procedimento con rito abbreviato che vede imputate sei persone. Per loro i pm hanno sollecitato condanne con pene comprese tra gli 8 e i 6 anni e mezzo di reclusione. Per l’accusa i sei hanno avuto “un ruolo attivo e primario” nel blitz avvenuto il 9 ottobre a margine di manifestazione indetta per protestare contro il Pass.

(di Marco Maffettone/ANSA)

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