I due lupi solitari che minacciavano Di Maio

Il ministro estri Luigi di Maio durante la Conference Rome MED - Mediterranean Dialogues. (ANSA)

ROMA. – In gergo gli investigatori li definiscono “lupi solitari”. Persone che senza alcun appartenenza a gruppi estremisti o organizzazioni eversive utilizzano il web, e in particolare i social network, per lanciare minacce e messaggi violenti a personalità dello Stato.

I carabinieri di Roma, su delega della Procura, nel corso di indagini serrate hanno individuato i presunti autori dei messaggi di morte comparsi in alcuni canali Telegram nelle scorse settimane e indirizzati al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dopo le sue dichiarazioni di sostegno al popolo ucraino.

Gli uomini dell’Arma del Reparto Operativo della Capitale hanno eseguito, oggi, perquisizioni domiciliari nei confronti di un 46enne della provincia di Milano e a un 48enne della provincia di Siracusa. Dai primi accertamenti risulta che i due non facciano parte di alcuna frangia estremista. Per risalire all’identità dei due sono scesi in campo gli specialisti della Sezione Indagini Telematiche del Nucleo Investigativo di via In Selci.

I carabinieri sono riusciti a risalire agli account utilizzati dai due indagati per pubblicare in rete le minacce di morte. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati i telefoni cellulari verosimilmente utilizzati per inviare i messaggi minatori al numero uno della Farnesina.

Si tratta di frasi esplicite comparse sui social alla fine di marzo. “Putin manda qualcuno ad ammazzarlo”, “Di Maio con una spranga nel cervello”, “ti faranno fuori”, “verme lurido porco, appeso per le palle”, “crepa bastardo”, queste le frasi pubblicate nelle chat di Telegram e su diverse piattaforme social. Tra gli utenti spuntano foto di profili con la lettera Z, utilizzata in queste settimane dall’esercito russo nella guerra all’Ucraina. Diverse le immagini di bare ed asce con commenti minatori rivolti al ministro degli Esteri dove vengono rilanciati i post social del titolare della Farnesina e articoli di giornali.

Alla luce di questa campagna nei giorni scorsi si è proceduto a potenziare la scorta del ministro. L’attività di indagine dei carabinieri non è comunque conclusa. Ora si procederà all’analisi dei dispositivi sequestrati nel corso delle perquisizioni mentre sono stati già disposti ulteriori accertamenti tesi a identificare gli autori delle ulteriori minacce di morte pubblicate sui social network.

(di Marco Maffettone/ANSA)

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