Governo: Draghi accelera sul Pnrr, per fisco intesa sul filo

Palazzo Chigi, sede del Governo.
Palazzo Chigi, sede del Governo. (Frame video ANSA)

ROMA. – Le tensioni nella maggioranza da un lato, le scadenze del Recovery Plan dall’altro. Mario Draghi, al ritorno da Algeri, cerca di dirimere i principali nodi sul tavolo di Palazzo Chigi: dalla delega fiscale, che vede il centrodestra sulle barricate, alla road map per il Pnrr. Per sburocratizzare e mandare in porto i 45 obiettivi del piano previsti entro fine giugno, il Consiglio dei Ministri approverà un pacchetto di norme all’insegna delle semplificazione, dagli appalti fino alla pubblica amministrazione.

Nella stessa giornata il premier incontrerà i leader del centrodestra di governo, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi, sul fisco. Una riunione attesissima, preceduta dall’incessante lavorio dei partiti alla ricerca, fino all’ultimo minuto utile, di un possibile punto di caduta. Palazzo Chigi solo qualche giorno fa ha ribadito con forza che il governo non intende in alcun modo alzare le tasse.

Quindi, Draghi ascolterà il centrodestra, ma sui punti della riforma ritenuti imprescindibili sembra restare fermo. Eventualmente si parlerà di aggiustamenti. Quanto a Lega e FI, predicano lealtà al governo, ma non si fidano del testo della riforma. Tanto che Salvini, alla vigilia del faccia a faccia, chiede una “pace fiscale” e torna a scandire il suo mantra: “E’ il momento di tagliare le tasse, non di aumentarle”. Salvo poi chiarire: “Non mi sembra proprio che siano tempi di crisi: c’è la guerra da fermare, c’è la pandemia”.

Dietro le quinte si lavora ad un possibile punto di caduta sulle cedolari su “case e risparmi”. Ma il terreno è scivoloso e l’incidente è dietro l’angolo. Tra le ipotesi in campo ci sarebbe un sistema per “attenuare” il sistema duale e l’introduzione di un ulteriore chiarimento sull’imposizione fiscale legata al catasto.

Lupi è ottimista: “Troveremo sicuramente una soluzione. Bisogna dare garanzie che nell’attuazione di questa riforma non vi siano derive che possano diventare strumento per aumentare le tasse”. Conciliante anche il sottosegretario all’Economia Federico Freni secondo cui è “chi rifiuta ogni mediazione” che “mette a rischio il governo”. “Il governo Draghi deve darci ascolto, non siamo gli ultimi arrivati”, avverte il capogruppo alla Camera degli azzurri, Paolo Barelli.

Nella sede del governo, per tutta la giornata, si susseguono incontri su Recovery e energia. Tra i temi affrontati: stoccaggi, risparmio energetico e diversificazione delle fonti (dalle rinnovabili alla geotermia) con l’obiettivo ultimo di emanciparsi dalla dipendenza dal gas russo.

Sul Pnrr la richiesta diramata ai ministeri è quella di indicare le norme necessarie al raggiungimento degli obiettivi del piano di ripresa e resilienza il prima possibile e, fino alla fine, si discute su quali riusciranno ad entrare nel pacchetto atteso in Cdm e quali no. Nel decreto, ad esempio, dovrebbe finire quella che favorisce il Cold Ironing, la fornitura di energia alle navi nei porti (a motori spenti).

La ministra Mara Carfagna potrebbe portare all’attenzione dell’esecutivo la necessità di irrobustire la capacità degli enti locali di realizzare il Pnrr, il collega Renato Brunetta il rafforzamento delle selezioni utili al rafforzamento del pubblico impiego.

Il piano, però, corre insieme alle riforme, nota dolente per una maggioranza composita che – con le amministrative in arrivo – sta accentuando le sue divergenze. Sul Csm è Italia Viva che si mette di traverso e Matteo Renzi che promette battaglia: “Non voteremo la riforma della giustizia perché non è una riforma. L’azione di Bonafede era dannosa, quella della Cartabia inutile. Meglio così ma ancora non ci siamo”.

Per Tajani, il governo non dovrebbe porre la fiducia né sulla giustizia né sul fisco “prima di un accordo fra tutti i partiti di maggioranza”. Sulla stessa linea la ministra Elena Bonetti: “Su argomenti controversi” come questi “se si può evitare è meglio”. Ma soprattutto sulla delega fiscale, in assenza di un accordo (a cui si richiede una tenuta tanto alla Camera quanto al Senato), più passano le ore, più l’ipotesi della fiducia cresce.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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