Imprenditore sparito in Calabria, fermata la moglie

Una 'gazzella' del Nucleo radiomobile dei Carabinieri.
Una 'gazzella' del Nucleo radiomobile dei Carabinieri. (foto Ufficio Stampa Carabinieri)

REGGIO CALABRIA. – Non si hanno più sue notizie dal 27 dicembre scorso. Alcuni hanno parlato di allontanamento volontario ma i carabinieri non hanno dubbi sul fatto che la scomparsa dell’imprenditore agricolo Agostino Ascone, in realtà sia un caso di “lupara bianca” conseguente ad un delitto passionale maturato, comunque, in ambienti legati alla ‘ndrangheta di Rosarno.

Sparito dalla sua abitazione di Amato di Taurianova, per l’accusa, Ascone sarebbe stato ucciso dalla moglie Ilaria Sturiale, dall’amante di lei Salvatore Antonio Figliuzzi e da Giuseppe Trapasso, ritenuto complice dei primi due. Gli investigatori stanno ancora ricostruendo i ruoli che i singoli soggetti avrebbero avuto nell’omicidio, ma tutti e tre stamattina sono stati sottoposti a fermo dai carabinieri su disposizione della Dda di Reggio Calabria.

Il provvedimento della Procura adesso dovrà essere convalidato dal gip che, nelle prossime ore, sarà chiamato a decidere se emettere o meno un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei tre indagati. Stando all’attività investigativa, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci, il giovane imprenditore della Piana di Gioia Tauro non si è allontanato volontariamente ma sarebbe rimasto vittima di un omicidio.

Il cadavere, al momento, non è stato ancora trovato e anche questo fa ritenere agli investigatori che gli indagati abbiano utilizzato modalità mafiose per farlo sparire. La sua scomparsa sarebbe maturata “in un ambiente caratterizzato dal codice comportamentale della ‘ndrangheta – è scritto in una nota dell’Arma – caratterizzato dal regime di omertà e dalla forza di intimidazione che i diretti interessati sono consapevoli di esercitare”.

Uno dei fermati, Salvatore Antonio Figliuzzi, di 49 anni, già condannato definitivamente per mafia nel processo “Bosco Selvaggio”, è ritenuto dagli inquirenti un affiliato alla cosca Bellocco di Rosarno. Era anche il marito della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola morta nel 2011 per aver ingerito dell’acido. I genitori della donna, il fratello e due avvocati sono stati condannati per maltrattamenti nei confronti della donna per indurla a ritrattare le accuse che aveva mosso contro il clan. Figliuzzi in quella vicenda non è stato coinvolto perché all’epoca era detenuto.

Sulla morte di Maria Concetta Cacciola era stata anche aperta un’inchiesta della Dda nell’ipotesi che la donna fosse stata costretta ad ingerire l’acido. Figliuzzi, secondo la ricostruzione dei carabinieri, negli ultimi tempi avrebbe avuto una relazione extraconiugale con la moglie di Ascone, Ilaria Sturiale.

Le indagini, coordinate dalla Dda reggina, sono state effettuate dai militari del Nucleo investigativo di Gioia Tauro, con il supporto dei carabinieri della Compagnia di Taurianova e con l’intervento specialistico del personale del Ris di Messina e del Reparto Anticrimine di Reggio Calabria. Un contributo all’inchiesta, inoltre, lo avrebbero fornito le intercettazioni telefoniche e ambientali.

Gli investigatori sono sicuri di essere riusciti a ricostruire gli ultimi movimenti dell’imprenditore agricolo prima della sua scomparsa, individuando nei fermati i soggetti sospettati di essere responsabili della sua morte e dell’occultamento del suo cadavere. Cosa sia successo per arrivare all’omicidio ancora però deve essere scoperto. Di certo, secondo gli inquirenti, il movente sarebbe legato alla relazione tra la moglie della vittima e Figliuzzi.

(di Lucio Musolino/ANSA)

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