Milan-Napoli-Inter, sprint scudetto riaccende Serie A

Romelu Lukaku sigla il 4-2 con cui si conclude il derby vinto dall'Inter sul Milan.
Un azione durante il derby inter-milan. Archivio.EPA/MATTEO BAZZI

ROMA.  –  Una poltrona scudetto per tre, ma a sedersi comodamente sarà una sola, mentre le altre due resteranno desolatamente in piedi.

Il pari a sorpresa del Milan, unito alle imprese del Napoli e dell’Inter (che ha fatto fuori, su rigore ripetuto, la migliore Juve della stagione) disegna un finale thrilling che incendia la passione dei tifosi e rivitalizza un calcio italiano umiliato e offeso dal flop in Champions e nelle qualificazioni mondiali.

Saranno sette turni movimentati e a nervi scoperti, con le energie che cominciano a scarseggiare, in balia della voglia di stupire di molte squadre tranquille che si vogliono mettere in evidenza. Sul piano tecnico il calendario migliore ce l’ha l’Inter, che deve però recuperare e vincere una partita in più.

Il Napoli ha un tour de force iniziale e un finale in discesa ma ha dimostrato di essere in piena forma. Il Milan capolista, con un punto di vantaggio, sembra avere il programma più impegnativo: fra l’altro alla terz’ultima gioca a Verona, campo che gli è stato “fatale” in due volate scudetto.    L’Inter prova a bissare il trionfo di Antonio Conte dopo nove anni di dominio bianconero. Per il Milan sarebbe il ritorno al successo  dopo 11 anni, per il Napoli bisogna risalire invece all’epopea di Maradona, 32 anni  fa. Curiosamente per entrambe è stato un successo spuntato sulle attuali avversari: il Napoli concluse a +2 sul Milan e +7 sull’Inter, i rossoneri precedettero di 6 punti i nerazzurri e di 12 i partenopei.

Ma le volate a tre rappresentano un’eccezione nella storia della serie A. Per restare all’ultimo mezzo secolo è accaduto un paio di volte, e a godere è sempre stata la Juve: nel 1973 un gol di Cuccureddu all’Olimpico consentì il sorpasso sul Milan di Rocco crollato 5-3 a Verona  mentre la Lazio perdeva a Napoli.

Cambiano gli antagonisti della Juve nell’ultima curva del 2002. L’Inter di Simoni (e di un Ronaldo poi in lacrime) incappò il 5 maggio (data entrata negli incubi dei nerazzurri) all’Olimpico nel 4-2 della Lazio con doppietta di Poborski. E così decise lo scudetto il successo dei bianconeri con l’Udinese vanificando quello della Roma sul Toro.

Le sette tappe terminali di questa serie A hanno molte variabili. Non ci sono più scontri diretti per cui si sa già l’esito di un arrivo in contemporanea. In caso di ammucchiata a tre prevarrebbe il Milan, in caso di arrivo a due questo è l’esito, in base alle sfide dirette: Milan batte Inter, Inter batte Napoli. Parità tra Napoli e Milan, per cui bisognerà conteggiare la differenza reti globale.

L’assenza di sfide dirette non significa che sarà una passeggiata per le tre contendenti. Il Milan (67 punti) ha tre avversarie importante (Lazio, Fiorentina e Atalanta) e tre di livello medio-alto (Torino, Verona e Sassuolo). Il Napoli (66) ha un ostacolo in meno per ciascuna categoria  (Fiorentina e Roma, Sassuolo e Torino).

A stare meglio è quindi l’Inter (63) che teme soprattutto Verona e Roma, che affronta prima del recupero col Bologna e delle ultime quattro gare con avversarie meno competitive. Ma certi calcoli rischiano di valere poco, soprattutto perché le tre aspiranti allo scudetto hanno solo più pregi e meno difetti rispetto alle altre. Negli altri anni era raro che ci fosse una sorpresa tra grandi e piccole. Quest’anno è molto più frequente.

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