Coronavirus Italia: reparti ospedali sopra la soglia. Nuova indagine varianti

Reparto Covid di un ospedale.
Reparto Covid di un ospedale.

ROMA. – La curva epidemica da Covid-19 in Italia è, attualmente, in una situazione di “sostanziale stabilità”, pur continuando a mantenere numeri elevati sia per quanto riguarda i nuovi casi, sia i decessi. E si mantengono stabilmente sopra la soglia di allerta del 15% di occupazione da parte di malati Covid anche i reparti ordinari degli ospedali.

In questo contesto, ‘sorvegliate speciali’ restano le varianti del virus SarsCoV2 ed una nuova indagine rapida dell’Istituto superiore di sanità esaminerà tramite sequenziamento genomico i campioni raccolti oggi, 4 aprile, al fine di stimare la prevalenza delle varianti circolanti in Italia, dopo che in Gran Bretagna è stata segnalata la nuova sottovariante Xe di Omicron.

Nelle ultime 24 ore, segnalano i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) relativi al 3 aprile, l’occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di ‘area non critica’ da parte di pazienti Covid è infatti ferma al 15% a livello nazionale (un anno fa era al 43%), ovvero stabile ormai da alcuni giorni sul valore di allerta fissato proprio al 15%, ma in 7 regioni arriva a superare il 20%.

L’occupazione delle terapie intensive, invece, è stabile al 5% sempre a livello nazionale – ben al di sotto dunque della soglia di allerta fissata al 10% – ma raggiunge il 10% in Calabria e il 12% in Sardegna. Sul fronte dei dati quotidiani, il bollettino del ministero della Salute segnala nelle ultime 24 ore 30.630 nuovi contagi, in calo rispetto ai 53.588 di ieri, ma ciò anche per effetto del minor numero di tamponi che si effettuano nel fine settimana. Le vittime sono invece 125, in aumento rispetto alle 118 di ieri.

Il tasso di positività è al 14,5%, in lieve calo. Sul fronte dei ricoveri, sono 483 i pazienti in terapia intensiva, 6 in meno di ieri. I ricoverati nei reparti ordinari sono invece 10.241, ovvero 224 in più del giorno prima. In generale, rileva il matematico del Cnr Giovanni Sebastiani, “si osserva una tendenza all’aumento dei ricoveri e degli ingressi per Covid-19 nelle intensive. I valori dell’incidenza sono eterogeni, mentre i dati confermano che il picco dei contagi, poco marcato, è stato raggiunto due settimane fa”.

In pratica però, analizza Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia, “attualmente la situazione epidemica appare caratterizzata da una condizione di stabilità, sia pure con numeri ancora elevati, ma bisognerà attendere ancora una decina di giorni per capire se l’ulteriore allargamento delle misure partito dall’1 aprile determinerà un impatto in termini di ricrescita di casi”.

I numeri, rileva Cislaghi, “sono infatti pressochè stabili per quanto riguarda i nuovi casi di Covid calcolati su una media settimanale”. La stessa lettura dei dati arriva anche dal presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, secondo il quale “dal 18-19 marzo siamo in fase di calma, con una media costante di 70 mila casi al giorno, con tasso di positività tra 14 e 15%, senza scendere.

Tutto questo con una asincronia regionale, perché se prima il virus circolava di più in alcune regioni del Centro e del Sud, ora vediamo che aumenta anche in regioni del Nord, in particolare in Veneto e in Emilia Romagna, sebbene in maniera molto lenta”. Questo, rileva, “ci dice che il virus continua a circolare in maniera importante, quindi è difficile fare previsioni”.

In questa situazione, avverte, “anzitutto bisogna continuare a vaccinarsi, e fare terze dosi e quarte dosi per i fragili, ma devo denunciare ancora il ritardo su questo, con vaccinazioni ferme al 7% o 9% sul totale di questi soggetti”. In secondo luogo, “va ricordato che il virus è estremamente contagioso e, quindi, al chiuso le mascherine vanno ancora portate”.

Un invito alla cautela arriva anche da Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCSS Galeazzi di Milano, che avverte: “La Pasqua sarà un banco di prova per un potenziale momento di rischio. Il rischio c’è e bisogna stare attenti, ciò anche per la nuova sottovariante Xe, con 700 casi in Gran Bretagna, che è ancora più contagiosa delle precedenti”. (ANSA).
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