ROMA. – Nella caccia alle risorse per fare a meno del gas russo risorge il progetto del rigassificatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Presentato 18 anni fa, da sette anni era stato messo in naftalina dai vari governi dopo aver ottenuto i vari permessi e affrontato l’opposizione e i ricorsi dei comitati locali, preoccupati per la vocazione turistica della zona.
Ora l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, ha annunciato la ripresa del progetto con un investimento di circa un miliardo. L’obiettivo è “attrezzare la Sicilia a ricevere navi gasiere e dare flessibilità di fornitura di gas”, ha dichiarato Starace al convegno della fondazione Merita “Il ruolo del Mezzogiorno per la sicurezza energetica italiana ed europea”.
In un colloquio con il Financial Times l’a.d. di Enel aveva rimarcato l’importanza per l’Unione europea di fare di più per smarcarsi dalla dipendenza dall’import di gas e liberarsi dai “collegamenti fisici” con altri paesi puntando proprio su impianti di rigassificazione.
É il fronte su cui è al lavoro anche Snam, che ha avuto mandato dal governo per negoziare l’acquisto di un rigassificatore gallegiante e noleggiarne un altro. Per la prima trattativa, secondo notizie di stampa, la società sarebbe già in fase di esclusiva. E avrebbe avviato un sopralluogo a Piombino, in provincia di Livorno, come possibile localizzazione dell’investimento. I nuovi impianti affiancheranno i tre già attivi a Porto Venere, Rovigo e Livorno che saranno portati a lavorare a pieno regime.
È lo stesso amministratore delegato di Snam, Marco Alverà, a spiegare la convenienza del gnl che può essere trasportato in nave da lunghe distanze e deve essere trattato nei rigassificatori per essere immesso nella rete. “In America il gas si produce a 15 dollari a megawattora, noi lo paghiamo 120, per trasportarlo ne bastano 5-8 euro”, afferma al convegno di Merita dove lancia una proposta “un po’ provocatoria”.
“L’Europa – dice – potrebbe costruire capacità di liquefazione negli Stati Uniti, in questo modo avremmo la borsa del gas europea ancorata a quella americana”.
Un discorso a parte, è quello della materia prima. Snam stima in 2 miliardi di euro l’anno l’investimento che sarebbe necessario all’Europa in capacità di stoccaggio per “quasi rendersi indipendente”, sul gas.
Ma non è solo la strada europea ad essere percorsa. Il direttore pubblic affairs di Eni, Lapo Pistelli, parla del lavoro per sostituire i 29 miliardi di metri cubi di gas da Mosca con le missioni del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Da partner di lunga data come Algeria e, meno, dalla Libia potrebbero arrivare un terzo delle risorse mancanti, se venisse a interrompersi la fornitura russa. Altre potrebbero essere coperte, anche con gnl, da Egitto, Congo, Angola, Mozambico, Azerbaigian e Qatar, e dall’incremento della produzione nazionale.
C’è poi tutto il capito delle rinnovabili. Secondo le stime di Elettricità Futura Confindustria, sbloccare 60 GW di nuovi impianti, pari a un terzo delle domande di allaccio presentate a Terna, farebbe risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, per non parlare dei vantaggi ambientali. Per accelerare le pratiche, Starace propone non tanto semplificazioni normative quanto task force regionali e “più persone, più mezzi, più risorse”.
Inoltre “più si va verso la transizione più i costi si ridurranno”, è il messaggio dell’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma. “Il percorso – aggiunge – ha un effetto immediato e i risvolti si vedono già dai primi Gigawatt che si istallano. Oggi, mediamente, in Italia il 35% dell’energia viene da fonte rinnovabile. Se l’incidenza fosse stata già del 40-45%, l’impatto del gas sarebbe stato minore”.
(di Chiara Munafò/ANSA).