L’Ue punta a colpire il petrolio, no di Berlino sul gas

BRUXELLES.  – L’Europa reagirà all’orrore di Bucha seguendo lo stesso percorso adottato dall’inizio della guerra, quello delle sanzioni.  É però sul range delle misure che l’Ue rischia di spaccarsi.

Mercoledì la riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri quasi certamente adotterà un quinto pacchetto di sanzioni concepito, nei giorni scorsi, come una sostanziale estensione dei precedenti quattro. Poi sono arrivate le immagini delle strade di Bucha e qualcosa, a Bruxelles, è cambiato. Sanzionare carbone e petrolio russo non è più un tabù. C’è chi, tuttavia, chiede un passo in più, quello finale: l’embargo sul gas. Ma su questo punto l’accordo non c’è. C’è, soprattutto, il veto di Berlino.

Una prima azione ritorsiva è emersa: l’espulsione di decine di diplomatici russi. La Germania ha annunciato che ne butterà fuori 40. Poco dopo è stata la Francia a decidere la cacciata di 35 russi a causa delle loro attività “contrarie agli interessi” di Parigi. Mentre la Lituania ha dato il foglio di via direttamente all’ambasciatore di Putin a Vilnius.

É probabile a questo punto che altri Paesi adottino nelle prossime ore decisioni simili. Del resto il cambio di passo di Bruxelles si è visto già dalla mattina, quando l’Alto Rappresentante Josep Borrell ha condannato i crimini di Bucha sottolineando “l’urgenza di nuove sanzioni”. Su questo principio tutti sono d’accordo.

Mercoledì il Coreper approverà un pacchetto che conterrà nuovi divieti all’import di prodotti russi e all’export verso Mosca, soprattutto di materiali di costruzione. Le misure punteranno anche ad evitare aggiramenti da parte della Russia, troncando ad esempio il canale bielorusso usato in questo mese da Mosca. E sarà ampliata la platea degli oligarchi sanzionati.

Ma il quadro potrebbe cambiare. Aumenta infatti il pressing di chi vuole inserire già nel quinto pacchetto il divieto dei porti europei a navi e prodotti russi e, soprattutto, un inizio di embargo energetico. Dall’Ecofin di Lussemburgo sia Valdis Dombrovskis che Paolo Gentiloni hanno sottolineato che nessuna misura è esclusa. Baltici e Polonia insistono e anche nella Commissione si fa strada la convinzione della necessità di accelerare.

Fonti europee spiegano che nel Coreper di mercoledì potrebbe arrivare il sì all’embargo sul carbone e, meno probabilmente, a quello sul petrolio. Sono le due fonti energetiche sulle quali la dipendenza dell’Europa da Mosca è infatti minore. Oltre non si andrà.

Sull’embargo al gas Berlino si è detta favorevole ma in prospettiva. “Al momento non è possibile tagliare le forniture”, ha spiegato il titolare delle Finanze Christian Lindner. “Penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto indeboliscano la Russia non sarebbero giuste”, gli ha fatto eco il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner. Esprimendo un concetto che, tra l’altro, è ben chiaro pure all’Italia. Roma, però, è pronta ad adeguarsi, se verrà chiamata in causa. “L’Italia non si tirerà indietro”, ha assicurato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Il pressing anti-russo è tangibile anche al Parlamento Ue. Aprendo la plenaria la presidente Roberta Metsola ha chiesto “zero dipendenza” dell’Ue dall’energia russa bloccando ogni “finanziamento indiretto” alle bombe di Mosca. E 207 europarlamentari, su iniziativa di Guy Verhofstadt, hanno firmato una lettera in cui si chiede a Bruxelles l’embargo energetico totale e l’invio di più armi a Kiev. Tra i firmatari, tuttavia, non figurano italiani. Nel frattempo Vladimir Putin ha firmato il decreto sulle ritorsioni sui visti per i “Paesi ostili”. I rapporti tra Mosca e l’Occidente sono ormai sull’orlo della rottura totale.

(di Michele Esposito/ANSA).

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