Biden vuole un processo a Putin per crimini di guerra

Joe Biden

 

WASHINGTON.  – Un processo per crimini di guerra contro Vladimir Putin. Lo chiede senza esitazioni Joe Biden preannunciando anche nuove sanzioni per gli orrori di Bucha, mentre l’ambasciatrice Usa all’Onu Linda Thomas-Greenfield propone insieme a Londra di sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani di Ginevra.

“Ricorderete che sono stato criticato per aver chiamato Putin un criminale di guerra. Bene, la verità è che lo è, come abbiamo visto a Bucha”, ha detto il presidente ai reporter prima di rientrare alla Casa Bianca dalla sua Wilmington. Biden tuttavia ha detto di non pensare che si tratti di un genocidio – come l’ha definito il leader ucraino Volodymyr Zelensky – e ha sollecitato a raccogliere tutte le informazioni necessarie ad un processo per crimini di guerra, come sta già facendo il  dipartimento di Stato Usa dopo che la Corte penale internazionale ha aperto un fascicolo.

“Questo tizio è brutale, quello che è accaduto a Bucha è ignobile… e deve renderne conto”, ha attaccato riferendosi allo zar, da lui definito nei giorni scorsi anche come un “dittatore omicida” e un “macellaio”. Nel frattempo il commander in chief ritiene che bisogna continuare ad armare Kiev e a inasprire le sanzioni, in linea con gli alleati europei.

Nel silenzio imbarazzato della Cina, è scattata immediata e sarcastica la replica di Mosca: “Se gli americani vogliono investigare i crimini di guerra, che comincino con i bombardamenti sulla Jugoslavia e l’occupazione dell’Iraq”, ha osservato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “Non appena finiscono, possono passare ai bombardamenti nucleari sul Giappone”, ha infierito. Insomma, ha sintetizzato in serata direttamente Serghei Lavrov, gli americani “non hanno la coscienza pulita”.

Anche Kiev e l’Ue però vogliono indagare su quelli che tutto l’Occidente bolla già come crimini di guerra russi a Bucha. Zelensky ha annunciato la creazione di un “meccanismo speciale” per condurre queste indagini mentre la procuratrice generale Irina Venediktova ha denunciato finora la segnalazione di oltre 7000 crimini di guerra, riportati pure in in portale ad hoc (warcrime.gov.ua) aperto ai cittadini.

Da Bruxelles la presidente della Commissione  europea Ursula von der Leyen ha riferito che “l’Ue ha istituito assieme all’Ucraina un team investigativo per raccogliere prove su crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. “Le strazianti immagine viste non possono e non saranno lasciato senza risposte: chi ha commesso questi crimini atroci non resterà impunito”, ha promesso dopo una telefonata con Zelensky.

Anche l’Alto Commissario per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, dice di essere “inorridita” dalle immagini dei corpi trovati a Bucha e parla di “possibili crimini di guerra”, dopo aver registrato finora 1.417 morti (59 bambini) e 2.038 feriti nel conflitto ucraino.

Aleggiano tuttavia vari interrogativi, dalla giurisdizione sui crimini di guerra ai tempi e alla legittimità di un eventuale processo. Non è chiaro se Biden pensi ad un nuovo tribunale di Norimberga o, più probabilmente, alla corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja, competente ad indagare sui crimini più seri nella comunità internazionale, come il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra.

Una corte di cui sia gli Usa che la Russia (insieme ad altri 30 Paesi) hanno firmato ma non ratificato il trattato. E che gli stessi Stati Uniti hanno contestato per l’inchiesta sui presunti crimini di guerra americani in Afghanistan senza il consenso di Washington, con tanto di sanzioni inflitte da Donald Trump (poi revocate da Biden). In ogni caso non sarà certo facile portare Putin davanti alla giustizia all’Aja. Né breve, considerando i tempi lunghissimi dei processi precedenti (l’inchiesta per l’invasione russa dell’Ucraina nel 2014 è ancora in corso).

Ma un mandato di arresto o un’incriminazione da parte della Cpi contro Putin o i membri del suo inner circle basterebbero a isolarlo ulteriormente nella comunità internazionale, impedendo di fatto qualsiasi spostamento nei 123 Paesi firmatari dello Statuto di Roma.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).

Lascia un commento