L’ambasciatore russo: “L’Italia ha morso la nostra mano tesa”

L'Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, S.E. Sergey Razov, durante una conferenza stampa a piazzale Clodio
L'Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, S.E. Sergey Razov, durante una conferenza stampa a piazzale Clodio, Roma, 25 marzo 2022. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Con una mossa del tutto irrituale l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, si è presentato questa mattina alle 9 alla procura di Roma per presentare una denuncia contro il quotidiano La Stampa per apologia di reato ed istigazione a delinquere.

Ne ha approfittato per una lunga conferenza stampa attorniato da giornalisti fuori dai cancelli di Piazzale Clodio: “non fa onore all’Italia mordere la mano di chi l’ha aiutata”, ha detto tra l’altro il diplomatico, tornando sulla contrastata missione sanitaria ‘Dalla Russia con amore’ del 2020 a Bergamo e Brescia. E di amore tra Mosca e Roma sembra esserne rimasto ormai poco: “adesso tutto è stato rivoltato”, ha lamentato Razov.

Non si sono fatte attendere le reazioni. “In Italia la libertà di stampa è intoccabile”, ha replicato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Non prendiamo lezioni da un regime illiberale che fa strage di umanità e di verità”, ha assicurato da parte sua il direttore del giornale torinese, Massimo Giannini. Insorgono anche numerosi parlamentari per quello che viene considerato un attacco liberticida alla stampa proveniente dal Paese dove un giornalista che parla di ‘guerra’ in Ucraina rischia 15 anni di carcere.

Lo stesso giorno il ministro degli Esteri francese ha convocato l’ambasciatore russo a Parigi per protestare contro due tweet ritenuti “inaccettabili” pubblicati – e poi rimossi – dalla sede diplomatica che raffiguravano in modo caricaturale un’Europa succube degli Usa.

Sembra dunque partito da Mosca un invito alla mobilitazione delle proprie rappresentanze diplomatiche contro i Paesi schierati a sostegno dell’Ucraina. Anche per contrastare la massiccia campagna del presidente ucraino Volodymir Zelensky nei Parlamenti e nelle cancellerie europee.

Era stata una nota inviata ai media dall’Ambasciata russa in Italia a segnalare l’appuntamento in procura di questa mattina. Razov “farà una comunicazione alla stampa. Non sono previste domande”, c’era scritto. Puntuale il diplomatico si è presentato per depositare la denuncia e non si è sottratto alle domande dei giornalisti – tra loro anche russi – che sono state ben più di una. Servendosi di un interprete, l’ambasciatore ha espresso tutto il suo malcontento per il sostegno dell’Italia a Kiev. Capitolo armi.

“Ci preoccupa che gli armamenti italiani saranno usati per uccidere cittadini russi”. I rapporti saltati. “Abbiamo fatto di tutto per costruire ponti, rafforzare i rapporti in economia, cultura e altri campi. Con rammarico adesso tutto è stato rivoltato”. La missione contestata.

“Le autorità italiane hanno espresso parecchie volte gratitudine per quello che ha fatto la missione russa a Bergamo e Brescia. Ora il tema riemerge dopo due anni per motivi di politica interna. E’ stata tesa una mano d’aiuto, morderla non fa onore. Provo amarezza e vergogna per questa caccia alle streghe”.

La guerra. “Finirà una volta raggiunti gli obiettivi definiti dal presidente Putin. Provo rammarico per le sofferenze dei civili, lo stesso che ho sentito negli ultimi 8 anni quando guardavo quello che succedeva nel Donbass”. La propaganda. “Dovete sentire le due parti, non soltanto i messaggi propagandistici divulgati dall’Ucraina”.

L’attacco a La Stampa. “Nel titolo (un articolo di Domenico Quirico apparso in prima pagina martedì scorso, dal titolo ‘Colpire il tiranno è l’unica chance’) si considera la possibile uccisione di Putin: questo è fuori dall’etica, dalla morale e dalle regole del giornalismo”. Quirico invita “l’ambasciata russa a prendere un traduttore migliore. Ho scritto che uccidere Putin era immorale”.

Il direttore Giannini evidenzia che “solo nel mondo alla rovescia di Santa Madre Russia, quella che piace a Putin, può accadere che un ambasciatore di un Paese che ha decretato la più sporca guerra contro una democrazia liberale possa intentare una causa contro un giornale, responsabile solo di raccontare quello che sta succedendo in quel Paese”.

Solidarietà al quotidiano è arrivata dal ministro Di Maio: “La Stampa, come tutti i nostri organi di informazione, fa il suo mestiere: raccontare quello che succede, comprese le atrocità della guerra in Ucraina. Avanti senza censure”. Quanto al cambio dei rapporti con Mosca, “finché non c’è stata l’invasione dell’Ucraina – ha ricordato il responsabile della Farnesina – l’Italia ha sempre avuto con la Russia un rapporto che si basava sul principio del ‘selective engagement’, lavoravamo su obiettivi comuni”.

Sulla missione sanitaria, infine, ha aggiunto, “quando l’Italia è entrata come primo Paese nella pandemia ha ricevuto aiuti da tutti paesi del mondo. Dopo gli aerei russi, ad esempio, sono arrivati anche quelli ucraini”. Levata di scudi pressoché unanime (la Lega è rimasta in silenzio) dalla politica. “L’ambasciatore Razov – twitta la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – dovrebbe aver chiaro che in Italia e nelle democrazie liberali la stampa è libera”.

Solidarietà a Giannini è stata espressa dal ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, per “un’intimidazione che rispediamo con decisione al mittente”. “Quella che per le dittature è apologia di reato – è il tweet di Enrico Borghi (Pd) – per le democrazie è libertà di informazione”. Italia Viva parla di “attacco intollerabile”. Il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova ricorda che “i giornali italiani sono liberi di poter scrivere ed esercitare il loro lavoro di cronaca e di critica”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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