Riforma mercato energia, Ue divisa tra Nord e Sud

Depositi di gas nel nord della Germania.
Depositi di gas nel nord della Germania. EPA/FOCKE STRANGMANN

BRUXELLES.  – Davanti al dilema dell’indipendenza energetica dalla Russia, l’Europa va avanti unita sugli stoccaggi comuni e sugli acquisti congiunti di gas, gnl e idrogeno.

Ma il progetto di riforma del mercato elettrico a tutto tondo lanciato dai Paesi del Mediterraneo rischia di essere una lotta contro i mulini a vento. Che, non a caso, sono il simbolo dell’Olanda. E di animare la discussione tra i leader Ue al vertice di giovedì e venerdì a Bruxelles.

La proposta di intervenire sul mercato elettrico dell’Ue con un tetto ai prezzi e il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia e del gas, lanciata venerdì scorso a Roma da Mario Draghi insieme ai premier di Spagna, Grecia e Portogallo e appoggiata anche da Belgio, continua a vedere l’opposizione del fronte del Nord, guidato da L’Aja e Berlino. Che restano contrarie a qualsiasi intervento sul mercato e chiedono invece di accelerare le misure di efficienza energetica e l’adozione delle rinnovabili.

Per aprire la strada al confronto la Commissione europea presenterà domani alcune opzioni, tra cui la realizzazione di una task force per gli acquisti comuni di gas, e l’annunciato regolamento sugli stoccaggi obbligatori del gas per gli Stati, con l’obiettivo vincolante di riempire i depositi al 90% entro il 1 novembre. Del resto, la priorità sul breve termine è di mettere in sicurezza le forniture per il prossimo inverno, qualunque sia l’impatto economico – ancora da stimare – della guerra in Ucraina.

Anche l’Italia è già al lavoro, con il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che ha annunciato di aver conferito “ufficialmente l’incarico a Snam e l’indirizzo per la negoziazione e l’acquisto di una delle navi da rigassificazione e per il noleggio di una seconda unità”.

Se però fin qui tutti i leader sono pronti a dirsi d’accordo a lavorare insieme, per gli interventi strutturali le divisioni sono già evidenti. Tra le ipotesi percorse dall’Ue c’è la possibilità di introdurre un tetto al prezzo d’acquisto del gas all’ingrosso (80 euro per Megawattora), misura che per il fronte Nord potrebbe però rendere il mercato europeo meno attraente per i fornitori, ostacolando la ricerca di alternative per ridurre la dipendenza dal gas russo.

Un intervento “boomerang”, insomma, per Paesi Bassi, Germania, Danimarca, Irlanda ed Estonia, che non vedono di buon occhio nemmeno il disaccoppiamento, “decoupling” in gergo tecnico, tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità per evitare il ‘contagio’ del caro-gas alle bollette dell’elettricità. Anche in questo caso, è la tesi nordica, l’interventismo potrebbe causare una distorsione della concorrenza e una riduzione degli investimenti nelle rinnovabili, facendo naufragare gli obiettivi climatici dell’Ue.

E, in questo scenario, la lotta sull’energia guidata da Pedro Sanchez assomiglierebbe agli occhi degli oppositori più a una battaglia contro i mulini a vento, con il premier spagnolo nel ruolo del Don Chischiotte e il suo “aiutante” collega belga Alexander De Croo a fare da Sancho Panza. Un’immagine che lascia intuire che la strada per l’intesa è tutta in salita. Almeno fino al rapporto dell’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer), atteso ad aprile.

(di Valentina Brini/ANSA).

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