Occupati recuperano nel 2021 ma ne mancano 555mila

Una manifestazione di disoccupati in un'immagine d'archivio.
Una manifestazione di disoccupati in un'immagine d'archivio. ANSA CLAUDIO PERI

ROMA.  – L’occupazione recupera nel 2021 con 169mila lavoratori in più dell’anno precedente ma all’appello rispetto al 2019, prima dell’emergenza epidemiologica, mancano 555mila posti.

Nella media del  2020, anno dell’inizio della pandemia da Covid 19 – stima l’Istat – si erano persi 724mila occupati e nel 2021, soprattutto grazie allo sprint degli ultimi due trimestri, il divario si è ridotto. Nel quarto trimestre si sono registrati 80mila occupati in più del trimestre precedente e 571mila in più del quarto trimestre 2020 limitando la perdita rispetto allo stesso periodo del 2019 a 205mila unità.

Ha sofferto soprattutto il lavoro indipendente con 338mila posti persi rispetto al 2019 mentre i dipendenti sono diminuiti di  218mila unità. Tra questi sono stati persi 96mila occupati a tempo indeterminato e 122mila a termine. Se si guarda invece all’andamento sull’anno precedente l’aumento di 169mila occupati si è ottenuto grazie al lavoro dipendente a termine (+280mila su 273mila dipendenti complessivi) soprattutto grazie alla ripresa di molte attività, mentre il lavoro indipendente ha perso 104mila unità.

Gli occupati complessivi nell’anno sono 22 milioni 554mila mentre il tasso di occupazione15-64 anni è al 58,2%, in recupero di 0,8 punti sul 2020 (la metà di quanto perso sul 2019). Le persone in cerca di occupazione in media annua sono 2 milioni 367 mila mentre il tasso di disoccupazione si attesta al 9,5%.

Aumenta il lavo a tempo pieno  (+88 mila, +0,5%) ma soprattutto quello a tempo parziale (+81 mila, +2,0%). I disoccupati aumentano di 66mila unità nonostante la crescita dell’occupazione anche grazie al rientro nel mercato del lavoro di una parte degli inattivi convinti di poter trovare un’occupazione.

L’aumento dei disoccupati è dovuto alla crescita dei disoccupati di lunga durata (quelli che cercano lavoro da oltre un anno) che toccano il 56,8% del totale mentre quelli di breve durata si riducono. Dopo l’aumento consistente registrato nel 2020 gli inattivi tornano a ridursi (-460mila unità) e diminuiscono gli scoraggiati (-265mila, pari al 19,1% in meno), ovvero coloro che non cercano un’occupazione convinti di non poterla trovare.

Se si guarda ai settori sono le costruzioni che trainano il recupero con 103mila occupati in più mentre l’agricoltura guadagna 8mila posti e l’industria in senso stretto ne perde 20mila. I servizi avanzano di 77mila lavoratori. Rispetto al 2019 i servizi perdono 605mila occupati, l’industria in senso stretto 81mila mentre le costruzioni crescono di 112mila posti. Anche l’agricoltura avanza rispetto al periodo prepandemico con 17mila posti in più.

La ripresa nel 2021 parte dal Mezzogiorno con 76mila posti in più sul 2020 (-125mila sul 2019) mentre il Centro recupera solo 20mila posti. Il Nord avanza di 74mila unità ma rispetto al 2019 è indietro di 305mila unità.  I divari di genere si riducono e tornano ai livelli pre-pandemia, a seguito di un aumento più marcato tra le donne di occupazione e disoccupazione e una diminuzione più forte dell’inattività. Nel 2021, infatti, si registra un aumento degli occupati di 113 mila donne e di 56mila uomini.

Il quarto trimestre del 2021 segna una ripresa consistente degli occupati (+571mila a 22 milioni 924mila, secondo i dati non destagionalizzati, +528mila a 22 milioni 791mila secondo i dati destagionalizzati) ma si confronta con un periodo nel quale c’era stato un largo uso della zona rossa (a dicembre 2020). Le ore lavorate sono cresciute dello 0,2% sul trimestre precedente e del 6,2% sull’anno mentre il tasso di disoccupazione si attesta sul 9,1%, stabile sul trimestre precedente e in calo di 0,7 punti sullo stesso periodo del 2020.

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