Allarme Draghi: “La crescita rallenta”. Asse con Parigi

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, partecipa al Vertice informale dei Capi di Stato e di governo dell’UE sul Modello europeo di crescita e di investimento per il 2030
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, partecipa al Vertice informale dei Capi di Stato e di governo dell’UE sul Modello europeo di crescita e di investimento per il 2030. (Ufficio Stampa e della Comunicazione della Presidenza del Consiglio)

VERSAILLES. – La crescita rallenta, le materie prime potrebbero mancare, la guerra con Vladimir Putin non sarà breve e, comunque, della Russia si dovrà fare a meno a lungo. Al vertice dei leader europei a Versailles Mario Draghi porta innanzitutto i numeri di uno scenario non più ipotizzabile ma prevedibile. Numeri che rischiano di disegnare, per l’Europa e per l’Italia, il tunnel della recessione.

Per questo, “la risposta europea dovrà essere convinta e rapida così come lo è stata quella con la Russia”, ha avvertito il premier italiano prima del summit francese. Ed è proprio con Emmanuel Macron – con cui Draghi ha avuto un faccia a faccia prima della riunione europea – che Roma fa ancora asse. Puntando innanzitutto sulla messa in campo di debito comune per affrontare il periodo di guerra.

Il premier è atterrato a Parigi dopo aver riunito, in mattinata, il Consiglio dei ministri. E proprio ai membri del suo governo, secondo indiscrezioni, Draghi non avrebbe escluso il rischio di una recessione. L’ipotesi tuttavia, è seccamente smentita da Palazzo Chigi e dallo stesso presidente del Consiglio. Nel punto stampa pre-vertice Draghi ha sottolineato infatti come “l’Italia non è in recessione”.

Ma ha mostrato anche un certo realismo. “C’è stato un rallentamento della crescita, dobbiamo sostenere il potere d’acquisto delle famiglie. Ciò che dobbiamo fare è affrontare subito queste strozzature, queste mancanze di materie prime”, ha spiegato Draghi. E non c’è solo il nodo energetico. Agro-alimentare, carta, acciaio, ceramica, sono alcuni dei prodotti a rischio.

L’azione, secondo Palazzo Chigi, deve essere rapida. Lo strumento da usare, da qui a fine marzo, sarà oggetto di un serrato negoziato in Ue. E l’ipotesi di un fondo Sure – fatto esclusivamente di prestiti e molto più agevole da usare rispetto al Next Generation Ue – di certo non potrebbe dispiacere a Roma.

Il problema, ha sottolineato Draghi, non è solo italiano. Non a caso il premier, prima del vertice europeo, ha avuto un lungo colloquio con Macron. La Spagna di Pedro Sanchez è sulla stessa linea. E chissà se nel breve percorso fatto con Olaf Scholz dalla photo-family nel cortile di Versailles all’ingresso della Reggia, Draghi non abbia provato a smussare la posizione di Berlino.

Il premier, tuttavia, vuole evitare qualsiasi narrativa che vede Italia e Francia contro i falchi europei. “Siamo pienamente allineati nelle sanzioni contro la Russia e nel sostenere le nostre economie e le nostre imprese, le nostre famiglie”, ha puntualizzato il capo del governo. Del resto anche in Italia la scelta compiuta da Usa e Gran Bretagna si fa strada. “Dobbiamo arrivare allo stop a petrolio e gas russi”, ha sottolineato il leader Pd Enrico Letta.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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