Guerra e energia frenano Pil, industria ancora debole

Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio.
Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio. ( ANSA/ CIRO FUSCO)

ROMA. – La situazione internazionale e quella italiana assumono sempre di più i caratteri dell’incertezza e ai fattori di rischio al ribasso che già da un po’ aleggiavano sulla congiuntura mondiale si è aggiunta adesso la crisi geopolitica, con la guerra tra Russia e Ucraina, che ha innescato un’ulteriore accelerazione dei prezzi delle commodity energetiche e alimentari.

É su questo sfondo che l’Istat ha decretato oggi un nuovo calo della produzione industriale a gennaio, il secondo consecutivo, ed ha anche avanzato una stima di quanto tutta questa incertezza potrà impattare negativamente sul Pil italiano di quest’anno.

La stima delle conseguenze della crisi sulla congiuntura italiana “è estremamente difficile”, premette l’Istituto di statistica nella nota mensile sull’andamento dell’economia, spiegando che l’evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina e gli effetti delle sanzioni finanziarie ed economiche decise dai paesi occidentali sono caratterizzati da elevata incertezza.

Tuttavia, gli analisti dell’Istat dicono che al momento è comunque possibile valutare l’impatto dello shock sui prezzi dei beni energetici rispetto a uno scenario base: “il confronto – avvertono – evidenzia un effetto al ribasso sul livello del Pil nel 2022 di 0,7 punti percentuali”. Al momento, stando agli ultimi dati, la variazione acquisita del Pil per il 2022 è pari al 2,3%.

In Italia, si legge nel rapporto, la decelerazione della ripresa economica nel quarto trimestre del 2021 è stata seguita, a gennaio, da una flessione delle vendite al dettaglio e dalla caduta della produzione industriale. E’ sempre di oggi infatti il dato che conferma, proprio per la produzione dell’industria, il secondo calo consecutivo dopo quello di dicembre scorso. E si tratta di una contrazione sia a livello mensile che tendenziale.

Secondo le stime dell’Istituto di Statistica infatti l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito del 3,4% a gennaio rispetto a dicembre, con un calo comune a tutti i principali settori di attività: le variazioni negative caratterizzano sia l’energia (-5,2%), sia i beni di consumo (-3,6%), sia quelli intermedi (-3,4%) e, in misura meno rilevante, i beni strumentali (-1,6%). Rispetto invece ad un anno prima, nonostante ci sia stato anche un giorno lavorativo in più del 2021, il calo della produzione di gennaio è stato del 2,6%, con una flessione di tutti i settori ad eccezione di quello energetico (+1,1%). E nella media del trimestre novembre-gennaio il livello della produzione industriale diminuisce dello 0,5% rispetto al trimestre precedente.

Di fronte a questi dati Confcommercio parla di un “calo grave” e mette in dubbio il fatto che quest’anno si possa effettivamente raggiungere la crescita attesa attorno al 4%. I consumatori definiscono invece il calo della produzione una “Caporetto”, causata soprattutto dal caro bollette, le cui conseguenze saranno ancora peggiori nei prossimi due mesi e chiedono perciò al governo di intervenire.

Parlando delle prospettive per la congiuntura italiana, l’Istat spiega in particolare che l’attività economica verrebbe condizionata negativamente dal più basso livello dei consumi delle famiglie che si accompagnerebbe a una riduzione della propensione al risparmio. Rispetto allo scenario base in cui le quotazioni dei beni energetici rimanessero sui livelli di inizio anno, risulterebbe quindi più bassa sia l’occupazione, sia il saldo della bilancia di beni e servizi misurato in percentuale di Pil. L’accelerazione dei prezzi delle commodity energetiche e alimentari si legge, “giunti a livelli eccezionalmente elevati dovrebbe colpire in misura maggiore i paesi europei fortemente dipendenti dalle importazioni di gas naturale russo”.

E l’Italia è certamente tra questi.Nell’analisi complessiva della congiuntura italiana l’Istat ricorda infine che l’evoluzione del mercato del lavoro si è associata a quella dell’attività produttiva, con un deciso rallentamento tra ottobre e dicembre della crescita delle unità di lavoro e delle ore lavorate, ma una stabilizzazione del tasso di occupazione sui livelli del mese precedente, al 59,2%.

(di Angelica Folonari/ANSA).

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