I consumi invertono la marcia, ombre su crescita 2022

Persone, fotografate di spalle, con in mano borse degli acquisti.
Persone, fotografate di spalle, con in mano borse degli acquisti..

ROMA.  – Gli italiani hanno tirato la cinghia alla fine dello scorso anno. Nei mesi di risveglio del Covid dopo il sollievo estivo, la spesa delle famiglie è diminuita dello 0,5% rispetto al periodo luglio-settembre, caratterizzato da un aumento di quasi il 5%, facendo perdere decisamente slancio alla ripresa dei consumi.

Quello che sembrava un andamento al rialzo ormai assodato è andato progresivamente affievolendosi, con ulteriori rischi di rallentamento all’inizio del 2022.

A scattare la fotografia dell’ultima parte del 2021, segnata da una parte dall’arrivo di Omicron e dall’altra dai primi consistenti rincari delle bollette (solo in parte arginati dagli interventi del governo), è l’Istat nella consueta analisi sui conti economici trimestrali.

Tra ottobre e fine dicembre, il Pil è cresciuto dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. Il dato conferma le stime preliminari e allunga a quattro i trimestri consecutivi di crescita economica, ma rivela allo stesso tempo anche il deciso rallentamento rispetto al +2,5% dei mesi estivi e al +2,7% del trimestre primaverile. A spingere è stata soprattutto l’industria con un aumento del valore aggiunto dell’1,1%, dovuto in gran parte al settore delle costruzioni che, trainato dal vero e proprio boom dei bonus edilizi, ha registrato un aumento del 3,9% rispetto ai tre mesi precedenti, confermando la scia positiva dell’intero anno.

A crescere sono stati anche i servizi, in particolare quelli di informazione e comunicazioni, le attività immobiliari, le attività artistiche, di intrattenimento, che hanno goduto di qualche riapertura. Ha fatto eccezione il settore della ristorazione, penalizzato probabilmente dalle difficoltà del turismo e dalle restrizioni natalizie. E in diminuzione è risultato nel suo complesso anche il valore aggiunto dell’agricoltura, a causa soprattutto – secondo la Coldiretti – dell’esplosione dei costi di produzione, dall’energia ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame. Un primo assaggio, già alla fine dello scorso anno, dei pesanti rincari in atto anche oggi.

Su base annua, nel confronto cioè con gli ultimi tre mesi del 2020, l’economia ha invece registrato un aumento del 6,2%, in questo caso leggermente inferiore al +6,4% stimato inizialmente dall’Istat. Il 2021 ha chiuso comunque, come comunicato questa stessa settimana dall’Istituto di statistica, con una crescita definita “eccezionale”, superiore alle attese più ottimistiche, pari al 6,6%. L’effetto trascinamento sul 2022 è dunque già positivo, ma l’anno potrebbe essere in questo caso meno entusiasmante del previsto.

La base di partenza è una crescita acquisita del 2,3%, che si raggiungerebbe cioè se la variazione del Pil nei quattro trimestri del 2022 fosse sempre nulla. Le stime contenute nella Nadef di ottobre indicavano un rialzo del prodotto del 4,7%, in qualche modo “corretto” più recentemente a voce dal ministro dell’Economia Daniele Franco con una più generica crescita “superiore al 4%”.

Il prolungarsi dell’allarme energetico, la fiammata dell’inflazione e la guerra alle porte dell’Europa gettano però ombre sul presente e sull’immediato futuro e potrebbero mettere a rischio anche questa previsione.

Il calo della spesa registrato nel quarto trimestre, denuncia il Codacons, potrebbe quindi essere destinato “ad aggravarsi”. Ma “di fronte a tale situazione il Governo tentenna, e ancora non si vedono provvedimenti in grado di frenare l’escalation dei prezzi al dettaglio e sostenere il potere d’acquisto delle famiglie”.

Lascia un commento