Timori per la chiamata alle armi degli stranieri

Un soldato ucraino con un lanciamissile . (ANSA)

ROMA.  – Sono già 16.000 gli stranieri che si sono offerti volontari per combattere per l’Ucraina contro l’invasione russa nella ‘Legione internazionale’.

Lo ha reso noto ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, meno di una settimana dopo l’appello lanciato dal suo ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba.

Ma al di là dei confini ucraini, c’è anche chi esprime preoccupazione per l’arrivo in un teatro di guerra di persone senza un adeguato addestramento militare e, soprattutto, per una possibile nuova ondata di ‘foreign fighter’ foriera di possibili nuovi problemi anche nei loro Paesi d’origine.

In pochi giorni si è diffuso online un tam tam in cui l’idea di andare combattere in Ucraina ha preso piede negli spazi virtuali di estrema destra, afferma Elisabeth Gosselin-Malo dell’Istituto per gli Studi di Politica internazionale (Ispi), aggiungendo che negli ultimi giorni, “i leader delle milizie di Finlandia, Ucraina e Francia hanno pubblicato dichiarazioni in cui esortano i loro seguaci a mobilitarsi per la causa”.

Un movimento che è stato indicato anche da Site, il grupo che monitora i gruppi estremisti online, secondo cui “numerosi gruppi nazionalisti bianchi e neonazisti di estrema destra in Europa e Nord America hanno espresso un’ondata di sostegno all’Ucraina, anche cercando di unirsi alle unità paramilitari nella battaglia contro la Russia, con la motivazione primaria di acquisire addestramento al combattimento ed essere anche ideologicamente guidati”.

Di fatto, aggiunge dunque Gosselin-Malo in un articolo per l’Ispi, si tratta di una opportunità che “fornisce agli estremisti un tipo di addestramento ed esperienze di conflitto simili a quanto hanno fatto le guerre in Siria, Iraq o Afghanistan per i militanti jihadisti nel corso degli anni”.

Per l’Ucraina non è un fenomeno nuovo. La guerra nel Donbass ha avuto dal 2014 un afflusso di combattenti stranieri stimato in oltre 17.000 unità provenienti da 55 Paesi, che hanno combattuto sia dalla parte ucraina che da quella russa.

Ancora non è chiaro da dove provengano tutte queste migliaia di nuovi volontari, ma secondo il Washington Post, in gran parte giungono da altri stati post-sovietici, tra cui Georgia e Bielorussia. Ma ci sono informazioni secondo cui molti arrivano anche da Paesi come Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Il New York Times, così come la Cnn, e altri media. internazionali ne hanno intervistati alcuni. In diversi casi, si tratta di ex militari, ma anche di semplici cittadini, come impiegati, falegnami, operai, un pugile, un pizzaiolo e un agente immobiliare.

Lascia un commento