”Non gareggiamo con i russi”, e Paralimpiadi li escludono

Via della staffetta torcia paralimpica con gli atleti cinesi Li Rui (S) e Zhou Jingjing (D) a Pechino.(Xinhua/Tao Xiyi)

ROMA.  – La linea dura contro Mosca, e Minsk, dopo l’aggressione all’Ucraina ai allarga sempre più anche al mondo dello sport, dalla Formula 1 al calcio, dal pugilato al taekwondo, invadendo anche il campo per tradizione neutrale delle Olimpiadi.

Dai boicottaggi dei Giochi estivi di Mosca 1980 e Los Angeles 1984 si è passati ora alle esclusioni, nelle Paralimpiadi. Sono state decise oggi con una retromarcia inattesa del Comitato paralimpico internazionale (Ipc), che ha cambiato rotta dopo che “molti Paesi avevano minacciato di ritirarsi, su indicazione dei loro Governi”.

Così, dopo l’ok di ieri alla partecipazione sotto bandiera neutrale, oggi è arrivato il “bando” agli atleti russi e bielorussi che erano già ma Pechino, pronti a partecipare. É “una vicenda mostruosa, una vergogna”, commenta il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov.

“Era l’unico modo per salvare i Giochi”, ha spiegato  non senza rammarico il presidente del Comitato paralimpico italiano, Luca Pancalli. “La situazione si è capovolta in poche ore, mentre si pensava di aver trovato una soluzione, per i valori dello sport e dopo gli appelli del presidente ucraino Zelensky che invitava a distinguere tra il popolo russo e l’azione del governo di Mosca, ma poi la situazione si è fatta pesante – ha spiegato Pancalli -. Il rischio era anche di arroventare il clima nel villaggio atleti”. Quanto all’Italia, “non abbiamo ricevuto alcun tipo di pressione dal Governo”, ha sottolineato Pancalli.

“Siamo molto dispiaciuti che siate colpiti dalle decisioni che i vostri governi hanno preso nel violare la tregua olimpica. Siete loro vittime”, ha detto agli esclusi il presidente dell’Ipc, Andrew Parsons, ma il fondista bielorusso Yury Holub ha reagito su Instagram parlando di “vergogna”. “Io sono contro la guerra, e non solo se la fanno a me. Ma ora se qualcuno dice “fuori la politica dallo sport’, c’è da ridere”. Un parere condiviso dalla velocista paralimpica azzurra Oxana Corso, nata a San Pietroburgo: “So cosa significa preparare una Paralimpiade: quattro anni di lavoro scippati per una situazione delicata ma che non dovrebbe coinvolgere gli atleti”.

Di ora in ora si moltiplicano intanto gli annunci di varie federazioni sportive che hanno deciso di escludere atleti, compagini nazionali o sedi di gara russi, e anche bielorussi. La federcalcio di Mosca farà ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) contro la sua espulsione dai Mondiali in Qatar e da tutte le competizioni internazionali, ma l’Uefa ha intanto imposto alle nazionali e ai club di Minsk di giocare in campo neutro le partite casalinghe.

La Formula 1 ha chiuso del tutto le porte alla Russia, rescindendo il contratto che prevedeva la disputa di un Gp fino al 2025. Annullato il Gp di Sochi di quest’anno, non ci saranno gare nemmeno nei prossimi, quando un nuovo circuito attendeva le monoposto a San Pietroburgo. Il Consiglio mondiale del taekwondo ha deciso di escludere atleti e funzionari russi e bielorussi dagli eventi internazionali ed ha riaperto la procedura di candidatura per i mondiali 2023, assegnati alla Russia.

Non così ha fatto la federazione internazionale del judo – che aveva sospeso da presidente onorario Vladimir Putin – decidendo che i russi potranno continuare a competere ma come “atleti neutrali”, ovvero senza bandiera e inno. La Fij quindi si allinea a quanto già deciso da tennis, nuoto e scherma, che consentono ai russi di gareggiare come ‘neutrali’. Al contrario, atletica, hockey ghiaccio, rugby, badminton, pattinaggio, canoa, sci e pallamano hanno aderito all’invito del Cio e messo al bando la Russia.

L’ente mondiale della pallavolo, la Fivb, per ora si è invece limitato a togliere alla Russia i Mondiali maschili in programa a fine agosto.

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