Ucraina: l’Odissea di Erik e Anna, in Italia per curarsi

Rifugiati ucraini in un campo allestito nella citta di Siret in Romania
Rifugiati ucraini in un campo allestito nella citta di Siret in Romania. (Photo by Daniel MIHAILESCU / AFP)

ROMA. – Ci sono tanti anonimi eroi che non avranno mai una medaglia, tra Kiev e Roma passando per la Romania, e che hanno avuto a cuore la storia di Anna, nome di fantasia, 7 anni e un tumore, un nefroblastoma diagnosticato all’inizio dell’anno, già esteso ai polmoni. O quella di Erik, tre mesi, ammalato di atrofia muscolare spinale (Sma).

Le cure a cui era sottoposta Anna, un ciclo di chemioterapia all’International Cancer Center di Kiev, sono state fermate dalle bombe. L’ultimo ciclo è stato somministrato alla bambina dalla madre, a casa. Ma i bombardamenti sono diventati sempre più forti, sempre più frequenti. Così la mamma è fuggita e ha portato la piccola poco fuori Kiev, a casa dei nonni.

Senza arrendersi ha preso contatto con l’altra nonna, che lavora vicino Roma come badante e che si è messa in contatto con l’équipe dell’oncologia pediatrica del Gemelli e con l’Associazione Genitori Oncologia Pediatrica (AGOP). Poi la decisione di partire, per salvare la vita a sua figlia.

Una storia simile a quella di Erik, fragile e vispo nonostante la tenerissima età e la Sma. Ora è al sicuro al centro clinico Nemo di Trento, dopo che dall’Ucraina è dovuto scappare con la sua mamma. E’ arrivato in Italia questa mattina presto.

“Viveva una vita per quanto possibile tranquilla prima di essere catapultato in questa situazione – spiega Anita Pallara, presidente dell’associazione Famiglie Sma, che segue da vicino la situazione del conflitto ucraino – Bimbi come lui vivono già situazioni gravi e hanno assolutamente bisogno di arrivare in un posto sicuro”. Ha viaggiato con la mamma, una donna molto giovane, prima in treno verso la Polonia, poi in auto per 17 ore senza mai fermarsi.

Anche ad Anna ci sono volute tante ore per arrivare in Italia, solo 30 per raggiungere la Romania. La frontiera l’hanno attraversata a piedi, nonostante il freddo, nonostante la malattia. Ad attenderle hanno trovato i volontari della Croce Rossa e una famiglia romena, che si è offerta non solo di ospitarle in casa, ma di acquistare per loro il biglietto aereo Iași-Fiumicino.

Mamma e figlia sono così salite su quell’aereo che le ha portate tra le braccia della nonna che lavora in Italia; ad accoglierle a Fiumicino c’erano anche i volontari dell’AGOP che le hanno trasferite subito in ospedale, al reparto di Oncologia Pediatrica, dove opera l’équipe del professor Antonio Ruggiero.

“Qui da noi – spiega il professor Ruggiero – Anna proseguirà il suo programma di cure che prevede la prosecuzione della chemioterapia per circa due settimane; successivamente verrà programmato l’intervento chirurgico per rimuovere il rene malato e, se possibile, anche le metastasi polmonari. Quello di Anna è un tumore pediatrico che, anche in fase avanzata, ha spesso una prognosi positiva e quindi siamo fiduciosi sull’esito dei nostri trattamenti”.

Medici, infermieri e volontari comunicano con Anna e la sua mamma con il traduttore dello smartphone, quando non è presente il mediatore culturale o la nonna. Ma a raccontare le storie più belle sono i sorrisi che abbracciano le due ospiti ucraine, accolte in un reparto che sa ancora di Carnevale con i festoni colorati e i disegni nei corridoi e nelle stanze.

Ad Anna e alla sua mamma è stata assegnata la stanza ‘Grecia’ perché in questo reparto le stanze sono contraddistinte dal nome dei diversi Paesi europei. All’appello, manca ancora la stanza ‘Ucraina’, ma Anna e la mamma hanno già precorso i tempi in quella direzione.

(di Simona Tagliaventi/ANSA)

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