Biden nomina prima donna afroamericana a Corte Suprema

Ketanji Brown Jackson. ANSA/Tom Williams /

NEW YORK.  – Joe Biden mantiene la sua promessa elettorale e nomina la prima donna afroamericana alla Corte Suprema. É Ketanji Brown Jackson, la 51enne laureata a Harvard che, nella sua lunga carriera, ha partecipato anche alla difesa di un detenuto di Guantanamo.

“Orgoglioso” della sua scelta il presidente americano invita il Senato a un processo di conferma “corretto e rapido”: “merita di essere confermata”, dice Biden, lodando le qualità “straordinarie” di Jackson e il bisogno della Corte Suprema di “essere specchio del paese” riflettendone le sue diversità.

Ma Biden sa fin troppo bene che la strada non sarà tutta in discesa. Il raro slancio bipartisan emerso nel condannare la Russia per l’invasione dell’Ucraina sarà, infatti, probabilmente solo un lontano ricordo in Senato durante le audizioni per la conferma. E un assaggio dello scontro è già evidente.

“La sinistra radicale ha vinto ancora una volta sulla Casa Bianca”, è il commento a caldo del senatore repubblicano Lindsey Graham, critico anche del dominio delle università di “Harvard e Yale” nelle nomine alla Corte Suprema. “Ho votato contro la conferma di Jackson per la posizione che attualmente ricopre” alla Corte d’Appello del circuito di Washington, dice ancora più netto il leader dei conservatori in Senato, Mitch McConnell, osservando come la scelta di Jackson è stata “influenzata dai soldi sporchi di gruppi di estrema sinistra che da anni attaccano la legittimità e la struttura della Corte Suprema”.

A favore del presidente americano gioca però l’apparente compattezza dei democratici sul nome di Jackson, intorno alla quale sembrano fare muro lasciando intravedere la possibilità che in Senato i liberal non abbiano bisogno di alcun voto repubblicano per spuntare la conferma. In ogni caso l’ala più radicale dei democratici sta già affilando le armi per proteggere Jackson dagli attacchi della destra sul suo essere donna e soprattutto afroamericana, e anche per aver sfidato indirettamente Donald Trump. Nel 2019 ordinò infatti al consigliere legale della Casa Bianca Don McGhan di testimoniare in Congresso affermando che i “presidenti non sono dei re” e non possono  rivendicare un privilegio esecutivo universale sui loro ex consiglieri.

Con Jackson gli equilibri interni alla Corte Suprema non sono destinati a cambiare: se confermata infatti prenderà il posto di Stephen Breyer, nominato da Bill Clinton. Il suo ingresso fra i saggi comunque è un passo storico perché è la prima donna afroamericana, la terza persona di colore nominata nei 233 anni di storia della Corte Suprema, e fa salire a quattro il numero delle donne che siedono fra i saggi che, per oltre due secoli, sono stati un club solo ed esclusivamente di uomini bianchi.

I gruppi di attivisti per i diritti civili lodano la scelta di Biden destinata a “correggere”, a loro avviso, una profonda ingiustizia all’interno di un’istituzione con un’ampia influenza msulle vite degli americani. “Porta fra i saggi una prospettiva indispensabile sugli effetti della legge sui segmenti della popolazione più trascurati”, osserva la National Action Network.

Plaude alla nomina anche Barack Obama: “il giudice Jackson ha già ispirato giovani afroamericane come le mie figlie e la sua conferma le aiuterà a credere che possono essere qualsiasi cosa vogliono”.

Per Biden insomma una nomina che unisce il partito nel tentativo di voltare pagina rispetto agli scontri degli ultimi mesi, che hanno indebolito i democratici e rilanciato le chance dei repubblicani in vista delle elezioni di metà mandato.

(di Serena Di Ronza/ANSA).

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