“Aiutate gli ucraini a fuggire, Ue apra le frontiere”

Ucraini con valige, scatoloni e trolley nella stazione metro di Kiev pronti a prendere la fuga dalla città
Ucraini con valige, scatoloni e trolley nella stazione metro di Kiev pronti a prendere la fuga dalla città. (Photo by Daniel LEAL / AFP)

ROMA. – Per scaramanzia in tanti non erano partiti dall’Ucraina. Quasi per allontanare lo spettro della guerra, credendo fino all’ultimo alla possibilità che avrebbe prevalso il desiderio di pace. Il rumore delle bombe, le lacrime di chi è rimasto lì, le telefonate accorate hanno riportato tutti alla realtà, e adesso le associazioni ucraine in Italia chiedono all’unanimità: “Aprite al più presto le frontiere dell’Europa e corridoi umanitari”.

Manifestazioni, sit in, veglie di preghiera si svolgono in tutte le piazze, il tam tam sui social rende la comunicazione più immediata: la richiesta è che la guerra finisca presto. Gli ucraini in Italia, oltre 250mila, adesso sono preoccupati: “Aiutateci a riportare in Italia i nostri cari”.

“Facciamo un appello alla presidente della Commissione Europea Von der Leyen affinché apra al più presto le frontiere europee al momento chiuse per chi vuole scappare dalla guerra, a meno che non si abbia un visto per lavoro o malattia. Aspettiamo con ansia questa decisione”, chiede Fabio Prevedello, fondatore e presidente onorario dell’Associazione europea Italia-Ucraina.

Gli fa eco Irma Vernillo, avvocato dell’Associazione Casa dell’Amicizia Italia-Ucraina, con sede a Bologna: “Ci siamo attivati con il Ministero degli Esteri affinché si crei un corrodoio umanitario tra l’Ucraina e l’Italia. Gli ucraini sono molto preoccupati, spaventati. C’è la legge marziale e tutti hanno paura. Rimaniamo aperti h24 anche per dare un supporto morale. Da stamani mi chiamano parenti di persone colpite dalla guerra, sono disperati”.

Anja, da Grosseto, dove vive da anni, parla con il figlio Stefano, 25 anni, che si trova nella Regione di Leopoli, verso la Carpazia, a 180 chilometri dalla Polonia. Non si dà pace, piange, cerca di mantenere la calma e di infondere coraggio a suo figlio: “Mi ha detto che le banche sono chiuse – racconta – i telefoni non prendono, solo internet funziona. Gli ho consigliato di andare in Polonia e di prendere da lì un aereo per l’Italia, ma lui dice che non si può uscire. Ha paura, mia madre che è con lui piange e non riesce a parlarmi al telefono. Sono con le mani legate”.

Fabio Prevedello dalla notte sta rispondendo a centinaia di chiamate: “Tantissimi ucraini stanno scappando, vanno verso la Polonia e l’Ungheria. Mi raccontano che dalla Polonia i controlli non siano rigidi. Da qui è difficile aiutarli, ecco perché chiediamo con forza la costruzione di campi profughi appena fuori dall’Ucraina per l’accoglienza delle famiglie e soprattutto dei bambini: la gente è scappata e non ha nulla con sé tranne i vestiti che indossano”.

Tante le manifestazioni organizzate in Itaia, tutte con unico filo conduttore: no alla guerra, sì alla pace. A Milano c’è stato un raduno sotto il consolato russo, un altro a Piazza della Scala, la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato alla chiesa di Santa Maria in Trastevere una veglia di preghiera, per citarne alcune. Sabato è stata organizzata una manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma in Piazza Santi Apostoli, alle 11 alla quale aderisce anche la Comunità di Sant’Egidio. E il Colosseo si illuminerà con la bandiera Ucraina per ribadire la solidarietà al popolo ucraino e l’unica opzione possibile: la pace.

(di Simona Tagliaventi/ANSA)

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