Pensioni, Tridico: anticipo parte contributiva equo

Una manifestazione per la riforma delle pensioni. (ANSA)

ROMA.  – Si accende il dibattito sull’introduzione di una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione e il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, rilancia la sua proposta di pensione in due tranche: la parte contributiva al momento dell’anticipo e la pensione totale, comprensiva della parte retributiva, al momento del raggiungimento dell’età di vecchiaia.

Ma la proposta considerata “equa” e “sostenibile” sotto il profilo dei conti dal presidente dell’ Inps non piace ai sindacati perché comporterebbe assegni troppo bassi al momento dell’uscita soprattutto per quei lavoratori che hanno molti anni nel sistema retributivo.

In pratica, ha spiegato Tridico in un’intervista, intorno a 64 anni, il lavoratore potrebbe decidere di lasciare il lavoro avendo un assegno basato sui contributi maturati fino a quel momento con il metodo contributivo (quindi dal 1996 in poi per chi è nel sistema misto) per poi avere a 67 anni la pensione completa.  Questo sistema costerebbe circa 400 milioni l’anno a causa del versamento anticipato dell’assegno ma sarebbe equo dal punto di vista attuariale.

L’uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età chiesta dai sindacati e sulla quale c’è la totale indisponibilità del Governo costerebbe a regime 9,2 miliardi l’anno mentre Quota 100 ha avuto oneri accertati per 19,6 miliardi.  Ma i sindacati insorgono perché questo sistema non consentirebbe l’uscita dei lavoratori con le retribuzioni (e le pensioni) più basse che si troverebbero con un assegno in alcuni casi di circa la metà di quello che si avrebbe uscendo a 67.

“É una proposta che non ci piace e comunque è stata superata dal tavolo con il Governo – spiega il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli – prevede condizioni di uscita insostenibili e sarebbe discriminante per chi ha retribuzioni basse. Permetterebbe di fatto il pensionamento solo di coloro che hanno trattamenti più elevati”. E comunque – conclude – “non è migliorativa rispetto al ricalcolo interamente contributivo”. La proposta è “improponibile” anche per il segretario confederale della Uil Domenico Proietti perché in alcuni casi si andrebbe in pensione con la metà dell’assegno in attesa di arrivare all’età di vecchiaia.

Il confronto prosegue e si intreccia con la discussione sul salario minimo e le difficoltà dei giovani ad avere retribuzioni adeguate. “Salari bassi – ha detto Tridico – comportano pensioni basse. Seve il salario minimo legale”. La retribuzione minima secondo il presidente dell’Inps dovrebbe aggirarsi sui 9  euro lordi l’ora, al centro della forchetta tra i 7,5 e i 10,5 euro indicata dall’Ue. Con questa soglia sarebbero circa quattro milioni i lavoratori che potrebbero avere aumenti.

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