Papa Francesco: “In Europa si torni a rispettare la libertà di ogni Paese”

Papa Francesco durante l'udienza generale di oggi, 30 giugno 2021..
Papa Francesco durante l'udienza generale del 30 giugno 2021.. (Vatican News)

CITTÀ DEL VATICANO. – Il Papa, quasi al termine dell’udienza generale in Sala Nervi, aspetta non a caso il momento del saluto ai pellegrini polacchi, la cui provenienza est-europea gravita attorno all’area attualmente più ‘calda’ del continente. Poi, dopo aver ricordato la recente memoria dei santi fratelli Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi e patroni d’Europa, afferma: “Preghiamo Dio affinché, per la loro intercessione le nazioni di questo Continente, consapevoli delle loro radici cristiane, risveglino lo spirito di riconciliazione, di fraternità, di solidarietà e di rispetto di ogni Paese, della libertà di ogni Paese”.

Un richiamo che non occorre sottolineare quanto legato alla crisi in Ucraina, in cui i venti di guerra e le minacce d’invasione russa mettono a rischio proprio la “libertà” del Paese. “Nel mondo che continua ad essere lacerato da contrasti profondi e apparentemente insanabili, ammalato, ciascuno di voi sia, per parte propria, segno di riconciliazione che affonda le sue radici nella Parola del Vangelo”, aggiunge il Papa in chiusura, rivolgendo il suo pensiero agli anziani, agli ammalati, ai giovani e agli sposi novelli.

Con la catechesi di oggi, Francesco conclude il ciclo dedicato alla figura di San Giuseppe, “patrono della Chiesa” per aver avuto “il compito di proteggere Gesù e Maria”, quale “loro principale custode”. “E qui c’è una traccia molto bella della vocazione cristiana: custodire. Custodire la vita, custodire lo sviluppo umano, custodire la mente umana, custodire il cuore umano, custodire il lavoro umano.

Il cristiano è – possiamo dire – come San Giuseppe: deve custodire. Essere cristiano è non solo ricevere la fede, confessare la fede, ma custodire la vita, la vita propria, la vita degli altri, la vita della Chiesa”, commenta il Pontefice, con un altro richiamo -“custodire la vita” – anch’esso strettamente legato all’attualità, in questo caso italiana.

“Ogni persona senza vestiti, ogni malato, ogni carcerato è il ‘Bambino” che Giuseppe custodisce – avverte Bergoglio -. E noi siamo invitati a custodire questa gente, questi nostri fratelli e sorelle, come l’ha fatto Giuseppe”. Per questo, “egli è invocato come protettore di tutti i bisognosi, degli esuli, degli afflitti, e anche dei moribondi”.

“E anche noi dobbiamo imparare da Giuseppe a ‘custodire’ questi beni – osserva -: amare il Bambino e sua madre; amare i Sacramenti e il popolo di Dio; amare i poveri e la nostra parrocchia. Ognuna di queste realtà è sempre il Bambino e sua madre. Noi dobbiamo custodire, perché con questo custodiamo Gesù, come ha fatto Giuseppe”.

Il Papa insiste ancora sull’argomento, in particolare nel saluto ai fedeli francofoni: “Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi e le mani di fronte alla miseria dei nostri fratelli e sorelle – esorta -. Sull’esempio di San Giuseppe, sappiamo scoprire in loro i volti di Gesù e di Maria che implorano il nostro amore, la nostra tenerezza e la nostra protezione”.

Ma un ultimo accento riguarda direttamente la Chiesa: “Oggi è comune, è di tutti i giorni criticare la Chiesa, sottolinearne le incoerenze – ce ne sono tante -, sottolineare i peccati, che in realtà sono le nostre incoerenze, i nostri peccati, perché da sempre la Chiesa è un popolo di peccatori che incontrano la misericordia di Dio”. “Domandiamoci se, in fondo al cuore, noi amiamo la Chiesa così come è. Popolo di Dio in cammino, con tanti limiti ma con tanta voglia di servire e amare Dio”, è il suo invito.

Infatti, “solo l’amore ci rende capaci di dire pienamente la verità, in maniera non parziale; di dire quello che non va, ma anche di riconoscere tutto il bene e la santità che sono presenti nella Chiesa”. E ancora: “Amare la Chiesa, custodire la Chiesa e camminare con la Chiesa. Ma la Chiesa non è quel gruppetto che è vicino al prete e comanda tutti, no. La Chiesa siamo tutti, tutti. In cammino.

Custodirci uno l’altro, custodirci a vicenda. È una bella domanda, questa: io, quando ho un problema con qualcuno, cerco di custodirlo o lo condanno subito, sparlo di lui, lo distruggo? Dobbiamo custodire, sempre custodire!”. E “lì dove i nostri errori diventano scandalo – conclude il Papa -, chiediamo a San Giuseppe di avere il coraggio di fare verità, di chiedere perdono e ricominciare umilmente”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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