Coronavirus Italia: un italiano su sei ha avuto il Covid, ricoveri ancora giù

Persone passeggiano in via del Corso a Roma
Persone passeggiano in via del Corso a Roma. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – L’Italia è finalmente in una fase di “chiara decrescita dell’epidemia”, e tutti i parametri – dall’indice di trasmissibilità Rt all’incidenza – sono in calo, così come i ricoveri ospedalieri. Un netto miglioramento, dunque, in un contesto nel quale la variante Omicron è diventata nel nostro Paese pressoché esclusiva e l’infezione ha ormai raggiunto, ad oggi, un altissimo numero di italiani: uno su sei, secondo i dati del ministero della Salute, ha infatti contratto l’infezione.

I dati del monitoraggio settimanale confermano dunque il trend positivo in atto, anche se i numeri giornalieri indicano come resti ancora alto il numero dei decessi, pari a 334 nelle ultime 24 ore. L’incidenza di casi Covid scende questa settimana a 962 per 100mila abitanti, dimezzandosi in tre settimane, e l’Rt mostra una tendenza alla diminuzione attestandosi a 0,89, ben al di sotto dell’unità. Il tasso di occupazione in area medica e terapia intensiva è rispettivamente al 26,5% e al 13,4%, in diminuzione.

Quindi, “si osserva una costante anche se lenta tendenza alla diminuzione della congestione delle strutture sanitarie”, ha affermato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, commentando i dati del monitoraggio.

Anche questa settimana c’è pertanto, ha rilevato, “un miglioramento della situazione epidemiologica e anche se il numero delle infezioni è ancora elevato, gran parte delle quali dovute alla variante Omicron, si nota una tendenza al miglioramento che è anche conseguenza del successo della campagna vaccinale e delle misure comportamentali che sarà bene comunque continuare a rispettare”.

Chiara l’inversione di tendenza anche per il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, secondo il quale “siamo in una fase di chiara decrescita ormai da alcune settimane, in quasi tutte le Regioni. Una decrescita che si traduce in tutte le fasce d’età, ma quelle più giovani restano caratterizzate da una maggiore circolazione del virus rispetto alle altre”.

C’è inoltre una “lenta decrescita dei non vaccinati, che restano tuttavia milioni”. Ma se i numeri sono in discesa, restano ancora impegnativi per le strutture sanitarie. Da qui l’invito del presidente Iss a mantenere comportamenti prudenti e completare le vaccinazioni.

Intanto, il bollettino giornaliero del ministero segnala che un italiano su sei ha ad oggi avuto il Covid: dall’inizio della pandemia, due anni fa, sono infatti 10.089.429 i guariti. In calo, in linea con il monitoraggio settimanale, i nuovi casi: sono 67.152 nelle ultime 24 ore (ieri 75.861). Sempre alto, invece, il numero delle vittime, pari a 334 rispetto alle 325 di ieri. Il tasso di positività è al 10,1%, in discesa, e sono 1.265 i pazienti in intensiva, 57 in meno di ieri, mentre i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 16.824, ovvero 530 in meno rispetto a ieri.

Nella nuova fase dell’epidemia, l’ultima indagine rapida Iss-ministero Salute, relativa al 31 gennaio, ha inoltre evidenziato che la variante Omicron è predominante con una prevalenza stimata al 99,1% e con una variabilità regionale tra il 95% e il 100%, mentre la Delta è allo 0,9% del campione esaminato. Omicron è dunque “la variante ormai quasi esclusiva nel nostro Paese – ha rilevato Brusaferro – e confermiamo che è possibile un fenomeno di reinfezioni anche in chi ha avuto già l’infezione con altre varianti”.

Ma se il quadro complessivo tende al meglio, resta il nodo dell’alto numero dei decessi. Distinguere tra deceduti ‘per’ o ‘con’ Covid, rileva a questo proposito il virologo Fabrizio Pregliasco, “è legittimo e servirà anche per abbassare i toni. Perché, arrivati a questo punto, la pandemia finirà quando tollereremo una quota di extra mortalità, che – conclude – ci trascineremo nel tempo, questa è la triste realtà”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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