Industria recupera precovid ma allarme manodopera

Un operaio in uno stabilimento metalmeccanico. (ANSA)

ROMA. – La produzione industriale rimbalza nel 2021 con un +11,8% ma ci sono segnali di preoccupazione per i prossimi mesi sul fronte del costo dell’energia, dell’aumento dei prezzi e sulle difficoltà di reperimento della manodopera.

A dicembre – secondo i dati diffusi dall’Istat – la produzione è diminuita dell’1% su novembre ed è aumentata del 4,4% su dicembre 2020 mentre il livello destagionalizzato supera del 2% il  valore di febbraio 2020, mese antecedente l’inizio dell’emergenza  sanitaria. La ripresa dovrà fare i conti con la carenza di manodopera specializzata con due terzi delle imprese che denunciano difficoltà nel trovare lavoratori con competenze adeguate.

A dicembre si registra un rallentamento della produzione industriale con un -1% su novembre legato soprattutto alla caduta della produzione dei beni strumentali (-2,2%) mentre i beni di consumo perdono l’1% e quelli intermedi lo 0,5%. Unico dato positivo su base congiunturale è quello della produzione di energia con un +0,1%. Dicembre ha visto un’impennata di contagi dopo mesi relativamente tranquilli e questo potrebbe aver pesato. Il dato è positivo su base tendenziale (+4,4%) ma il confronto è con un mese del 2020 con molte restrizioni.

Se si guarda all’intero anno il 2021 ha registrato un avanzamento dell’11,8% sul 2020 a fronte dell’11,4% perso l’anno prima sul 2019 ma il recupero anno su anno non è completo dato che la crescita si è avuta a partire da un livello inferiore. Si è invece registrato un recupero a livello destagionalizzato a dicembre su febbraio 2020, mese precedente il lockdown.

Rispetto a dicembre 2020 aumenta soprattutto la produzione del settore farmaceutico (+25,4%), del legno, carta e stampa  (+18,7%) e di quello dei prodotti petroliferi (+16,5%) ma recupera anche il tessile abbigliamento (+13,8%), uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Tra i settori industriali che registrano un calo tendenziale della produzione a dicembre c’è la metallurgia (-3,4%), la fabbricazione dei mezzi di trasporto (-3,7%) e le attività estrattive (-13,9%). Su base annua tra i settori che hanno aumentato di più la produzione ci sono la fabbricazione dei prodotti in in gomma (+18,8% e la metallurgia (+17,5%).

L’Istat ha diffuso oggi anche la Nota sull’andamento dell’economia italiana segnalando la crescita del Pil nel 2021 al 6,5%, superiore alla media Ue (+5,2%) ma anche le difficoltà per le aziende a trovare la forza lavoro adeguata e la crescita dell’inflazione. “È un potenziale limite alla crescita delle nostre imprese – afferma Nomisma a proposito della manodopera – già presente prima della pandemia, che ha acuito la sua gravità in conseguenza dell’innovazione produttiva ed organizzativa di molte imprese italiane”

L’Istat parla di “forte accelerazione” dei prezzi a gennaio (+4,8%) trainata dai beni alimentari non lavorati (+5,4%) ma soprattutto dagli energetici regolamentati (+93,5%).

L’aumento dei prezzi e delle tariffe porta l’inflazione acquisita per il 2022 al 3,4%. La ripresa economica ha spinto in alto l’occupazione consentendo il recupero delle posizioni lavorative pre crisi (59% il tasso di occupazione a dicembre, livello registrato a fine 2019). Cresce il lavoro a termine che ha riguardato l’80% dell’incremento complessivo dell’occupazione.

La crescita dei prezzi preoccupa i sindacati soprattutto per la perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.  “Sta diminuendo – afferma il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri  –  il potere reale di acquisto di salari e pensioni e, dunque, bisogna intervenire subito.

Chiediamo al Governo di mettere nel conto anche uno scostamento di bilancio per dare una risposta alle difficoltà che lavoratori e pensionati sono costretti ad affrontare a causa di questa situazione”.

(di Alessia Tagliacozzo/ANSA).

Lascia un commento