Gelo Salvini-Meloni rafforza la voglia di ‘centro’

Giorgia Meloni e Matteo Salvini in una foto d'archivio.
Giorgia Meloni e Matteo Salvini in una foto d'archivio. (AGI)

ROMA. – Lo scontro permanente tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni sembra rafforzare le chance di successo del cantiere del centro, in piena attività dopo la debacle del centrodestra sul Mattarella bis. Tuttavia, se il fronte sovranista è sempre più segnato dall’eterna lotta per la leadership, anche l’insieme delle forze moderate al momento, a essere ottimisti, avanzano in ordine sparso.

Premesse che non fanno ben sperare: se rimane questo clima sarà difficile presentare candidati alla prossima tornata amministrativa, quando si eleggeranno i sindaci di ben 970 comuni italiani, di cui 25 capoluoghi di provincia e 4 capoluoghi di regione.

Tutti riconoscono che ogni operazione ‘neo-centrista’, per avere successo, ha come precondizione una riforma proporzionale. Senza un accordo in tal senso, anche chi vorrebbe una politica meno muscolare e meno polarizzata, inevitabilmente cercherà riparo in una delle due coalizioni. Considerazione che vale ancora di più tra le forze che tuttora si trovano nell’alveo di quello che è rimasto del centrodestra.

E’ il caso di Coraggio Italia, dove in queste ore sta esplodendo un conflitto interno che covava da tempo tra Luigi Brugnaro e Giovanni Toti. Il sindaco di Venezia, su Qn, stoppa ogni ipotesi di ‘grande centro’ con Matteo Renzi definendo tale scenario “una fuga in avanti piuttosto prematura”. Punta piuttosto a una federazione “saldamente ancorata al centrodestra”, perché, spiega: “io da lì provengo e lì intendo restare”. “Renzi – conclude Bugnaro – è senz’altro un interlocutore, ma non mi faccio dettare l’agenda politica da altri”.

Di contro Giovanni Toti evita di alzare i toni, facendo capire di non avere fretta, convinto che il tempo è il suo migliore alleato: “Non butteremo via niente delle esperienze passate – spiega il Governatore della Liguria – ma credo che allargare il perimetro della nostra coalizione, costruire finalmente un’architettura politica che prenda atto dei cambiamenti che sono avvenuti in questo quadriennio di legislatura sia qualcosa di importante”.

Anche Osvaldo Napoli non vuole creare polemiche ma spinge per andare avanti: “Credo che tanti in Italia vogliano qualcosa di nuovo e di moderato, a maggior ragione – osserva – dopo lo spettacolo offerto da Meloni e Salvini in occasione del voto su Mattarella”. Sulla stella linea Clemente Mastella e Matteo Renzi.

“Il mio naso politico – assicura l’ex leader dell’Udeur – mi dice che c’è spazio al centro. Certo, ricostruire è più difficile che distruggere, ma alcuni sondaggisti importanti mi dicono che nessuna delle due coalizioni esistenti vince e che il centro sarà fondamentale e determinante”.

Ottimista anche il leader di Italia Viva: “Il nostro futuro – osserva nella sua e-news – non si costruisce in provetta o con operazioni dall’alto. L’ area riformista – che qualcuno chiama centro, che qualcuno chiama polo liberal democratico, che qualcuno non chiama proprio perché pensa di poter fare a meno di noi – è un’area che nel Paese c’è già”.

Un’operazione che non interessa il leader di Azione: “A me la parola centro fa schifo. Io – attacca Carlo Calenda – voglio consolidare un grande movimento liberale, democratico, riformista, europeista e serio. Gli esperimenti centristi sono destinati a fallire. Detesto il centrismo, non vuol dire niente. Serve ai politici senza forza o autorevolezza per cercare una scialuppa di salvataggio”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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