Bufera in Israele: la polizia spiava tutti con Pegasus

Illustrazione del sistema spyware "Pegasus".

TEL AVIV.  – Una vera e propria bufera politica dagli esiti incontrollabili. A provocarla sono state le nuove denunce del quotidiano Calcalist: la polizia israeliana ha usato per anni e “senza controllo giudiziario o inchieste in corso” lo spyware Pegasus della Nso contro alti funzionari di governo, sindaci, attivisti di proteste sociali, giornalisti. Ma anche contro lo staff dell’ex premier Benyamin Netanyahu e testimoni chiave del processo a suo carico.

Tanto da far promettere al premier Naftali Bennett che la faccenda “non resterà senza risposte” per gli israeliani e che si andrà fino in fondo per fare luce.

Il ministro della Sicurezza pubblica Omer Bar Lev e il capo della polizia Yaakov Shabtai hanno subito annunciato di aver dato il via ad una Commissione governativa di verifica. Perché se le rivelazioni iniziali di Calcalist, lo scorso gennaio, avevano assestato il primo colpo rivelando un quadro grave, quelle di oggi hanno provocato un terremoto politico e mediatico di non facile soluzione. Le denunce del giornale hanno infatti portato alla luce un quadro di illegalità profonda e di attività segrete, riconducibili – secondo Calcalist – alla nomina a capo della polizia nel 2015 di Roni Alsheikh che veniva dalla direzione dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interna di Israele.

Nella rete di hackeraggio con Pegasus – la cui azienda madre Nso è stata messa al bando negli Usa – è finita una serie di esponenti pubblici di diversa e distante estrazione, anche politica: si va dal figlio di Netanyahu, Avner, ad ex direttori dei ministeri delle Finanze, della Giustizia, dei Trasporti. Ma anche all’uomo d’affari Rami Levi o all’ex direttore del sito di informazioni Walla e ad Iris Elovitch, coimputata nel proceso penale a carico di Netanyahu, fino a sindaci di alcune città.

Un quadro variegato di cittadini messo sotto sorveglianza, a quanto pare, da un’unità speciale all’interno della polizia dell’allora capo Alsheikh senza che contro gli spiati vi fossero procedimenti d autorizzazione. Visto il coinvolgimento di testimoni chiave nel processo in corso a Gerusalemme, i legali di Netanyahu hanno chiesto, prima di procedere nel dibattimento in aula, chiarimenti alla pubblica accusa sull’hackeraggio di quei coimputati. Il Tribunale ha quindi sospeso l’udienza prevista domani, impegnandosi a fornire nel primo pomeriggio le delucidazioni chieste dalla difesa.

“É successa una cosa impensabile. Un giorno nero per Israele”, ha detto l’ex premier – al potere negli ultimi 12 anni – ricordando che Pegasus era nato “per neutralizzare il terrorismo e i nostri nemici” e non i cittadini. “É come se l’esercito – ha denunciato – usasse gli aerei invece che contro l’Iran, Hamas ed Hezbollah per bombardare i cittadini di Israele”. Che la vicenda possa avere riflessi sull’attuale quadro di governo è un rischio subito avvertito dai ministri della maggioranza oltre che dallo stesso Bennett.

Il premier ha fatto subito appello alla nuova Procuratrice generale, fresca di nomina e per questo fuori sistema, Gali Baharav-Miara, ad intervenire sulla vicenda. Il ministro degli Esteri – e premier alternato – Yair Lapid ha precisato che la Commissione di inchiesta dovrebbe essere stabilita entro la fine del mese ed ha messo in guardia dallo smantellare la polizia. “I guardiani della legge – ha sottolineato – devono essere quelli che osservano le regole meglio di chiunque altro”. Ma nessuno “è immune dalle indagini” in uno scandalo che “offusca la democrazia israeliana”.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

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