Biden esulta: 476.000 nuovi posti, il triplo del previsto

Lavoratori nel settore edile su pontili nella costruzione di un grattacielo. Lavoro
Lavoratori nel settore edile americano.

WASHINGTON. – “L”America è tornata al lavoro, abbiamo fatto la storia”: Joe Biden usa toni trionfalistici alla Casa Bianca per commentare gli ultimi sorprendenti dati sul lavoro, che confermano la solida ripresa occupazionale negli Usa spianando la strada al rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed previsto per marzo, il primo dal 2018.

Nonostante il picco della variante Omicron, l’economia americana ha creato  in gennaio 476.000 posti di lavoro, circa il triplo di quelli previsti dagli analisti (150-170 mila) e oltre il doppio di quelli di dicembre (199.000). La crescita maggiore, secondo il ministero del lavoro, è stata registrata nei settori ricreativo e alberghiero, nei servizi alla professione e nelle imprese, ma anche nel commercio al dettaglio, nei trasporti e nella logistica.

Il tasso di disoccupazione è salito al 4% (+0,1%) ma paradossalmente è un segnale positivo perchè indica che molte persone stanno tornando a cercare lavoro dopo averlo abbandonato per la pandemia. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro infatti è aumentato al 62,2% (contro il 61,9% di dicembre), anche tra le donne, grazie alla riapertura delle scuole e degli asili.

In crescita pure i salari (+5,7% la media di un’ora di lavoro negli ultimi 12 mesi), benchè sotto il livello dell’inflazione. Purtroppo restano le ineguaglianze, con un tasso di disoccupazione doppio tra gli afroamericani (6,9%) rispetto ai bianchi (3,4%).

Biden ha colto l’occasione per snocciolare i dati “record” del suo primo anno di presidenza, con “la creazione di 6,6 milioni di posti di lavoro”, “il più grande calo della disoccupazione” e “la più forte crescita economica degli ultimi 40 anni”, dicendosi ottimista anche per il “marcato calo” dei contagi Covid. “Non siamo ancora  tornati alla normalità ma il peggio della pandemia sembra passato, anche per la catena di fornitura”, gli ha fatto eco la segretaria al commercio Usa Gina Raimondo.

I risultati nell’economia forse potrebbero aiutarlo a risalire nei sondaggi, insieme all’eliminazione del capo dell’Isis In Siria e alla gestione della crisi con la Russia che hanno rilanciato la sua immagine sul palcoscenico internazionale.  Ma il presidente ha ammesso che sono necessari ulteriori sforzi per alleviare i crescenti costi per le famiglie, anche aumentando la competizione.

I prezzi al consumo infatti galoppano, con un’inflazione al 7% che ha raggiunto il livello di 40 anni fa, anche a causa del crescente costo del lavoro, dei materiali e dei trasporti commerciali. Sale quindi ora la pressione sulla Fed, che a marzo dovrebbe cominciare ad aumentare i tassi di interesse senza temere conseguenze sul mercato del lavoro.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).

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