Putin e Xi avvisano Biden: “La Nato smetta di espandersi”

Un incontro tra il presidente di Russia Vladimir Putin (S) e il presidente di Cina Xi Jinping (D). Archivio. ANSA/EPA/ALEXEI DRUZHININ /

ROMA.  – Russia e Cina “si oppongono all’ulteriore allargamento della Nato ed invitano l’Alleanza atlantica ad abbandonare i propri atteggiamenti ideologici da Guerra fredda” e “rispettare la sovranità, la sicurezza e gli interessi degli altri Paesi”.

Nel pieno dello scontro sull’Ucraina, Vladimir Putin vola a Pechino per blindare l’asse con Xi Jinping contro l’influenza americana “destabilizzante” in Europa e Asia, mettendo nel mirino anche Aukus, l’alleanza militare tra Usa, Gran Bretagna e Australia per l’Indo-Pacifico. Un “partenariato strategico” diventato sempre più forte, spiegano i due leader, definendo “senza precedenti” il livello delle relazioni e avvertendo che “non ci sono aree di cooperazione interdette”, dalla difesa all’energia.

L’ultimo accordo pesante prevede una fornitura trentennale da Gazprom, con la costruzione un nuovo gasdotto che trasporterà dalla Russia orientale altri 10 miliardi di metri cubi di metano all’anno che, in un segnale nel braccio di ferro sull’export in Europa del gas russo, verranno pagati in euro.

A marcare l’importanza della visita, il capo del Cremlino, ospite di riguardo alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali, è stato il primo leader straniero incontrato in presenza da Xi dall’inizio della pandemia.

Mentre Mosca continua a negare con forza le accuse americane sul piano per un’invasione dell’Ucraina, definendo “deliranti” le ultime accuse sulla preparazione di un “pretesto” attraverso falsi video di propaganda, Putin si prepara a una girandola di incontri. Lunedì, dopo un’intensa diplomazia telefonica, con tre colloqui in pochi giorni, arriverà il faccia a faccia al Cremlino con il presidente francese Emmanuel Macron, che l’indomani vedrà a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Un tentativo di de-escalation che si accompagna a quello in cui è impegnato Recep Tayyip Erdogan, che spera di accogliere Putin in Turchia al rientro da Pechino e farsi grande mediatore della crisi, ospitando un incontro dei leader di Mosca e Kiev, su cui assicura di aver già ottenuto il via libera da Zelensky. Una partita delicata per Ankara, che dopo l’acquisto del sistema missilistico russo S-400 ha irritato il Cremlino con la vendita all’Ucraina dei suoi temibili droni da combattimento all’Ucraina, dove verranno realizzate anche alcune componente dei velivoli.

Di ritorno dal faccia a faccia con Zelensky nella capitale ucraina, il presidente turco ha puntato il dito contro i Paesi “occidentali”, accusati di non aver “fatto altro che peggiorare le cose”. Del resto, è la sua stoccata, “c’è un problema di leadership in Europa: in passato l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel giocava un ruolo chiave nella risoluzione dei problemi”, ma oggi “non c’è alcun leader del suo calibro”, e neppure Joe Biden “è ancora stato in grado di mostrare un approccio positivo in questa situazione”.

I colloqui diplomatici al Cremlino, che assicura di non voler abbandonare la diplomazia nonostante le risposte giudicate insoddisfacenti alle sue richieste sulla sicurezza, prevedono poi l’arrivo il 15 febbraio, all’indomani di una tappa a Kiev, dell’erede di Merkel alla cancelleria, Olaf Scholz, stretto tra il fuoco incrociato di critiche interne sullo scarso protagonismo in questa fase di crisi e accuse internazionali di un approccio troppo morbido con Mosca per non rischiare lo stop al gasdotto strategico North Stream 2.

Nel frattempo, dopo gli oltre centomila soldati già ammassati alle porte dell’Ucraina, la tensione sul terreno rischia di crescere ancora con il possibile invio di altre truppe di Mosca in Bielorussia per le manovre militari congiunte, insieme ai missili S-400 appena consegnati a Minsk.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).

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