Le afghane tornano all’università ma restano segregate

Donne aghane coperte con il burka. (ANSA)

ROMA.  – Coperte dalla testa ai piedi con il burqa o il niqab, in aule separate e con orari d’ingresso diversi dai colleghi uomini, per la prima volta dall’arrivo al potere dei talebani lo scorso agosto le studentesse afghane hanno potuto rimettere piede nelle università pubbliche di alcune province.

Mentre ancora gli studenti coranici vietano alle ragazze l’istruzione a partire dalla scuola secondaria, la riapertura degli atenei statali in 6 province periferiche – Laghman, Nangarhar, Kandahar, Nimroz, Farah ed Helmand – rappresenta un primo passo nella direzione richiesta dai Paesi occidentali per rafforzare il dialogo con i mullah, dopo gli incontri della scorsa settimana a Oslo. E se nel resto del Paese la ripresa delle lezioni universitarie è annunciata per il 26 febbraio, nessuna certezza c’è per quanto riguarda il ritorno in classe delle allieve alle superiori, anche se l’ultima promessa dei talebani fissa una nuova scadenza entro la fine di marzo.

All’ateneo di Mehtarlam, capoluogo della provincia orientale di Laghman, nel giorno della riapertura si sono presentati circa 350 dei 2.866 studenti iscritti, ha riferito il responsabile della struttura, Asmatullah Durani. Si ipotizza che molti siano fuggiti dall’Afghanistan nei mesi scorsi, temendo la repressione dei fondamentalisti. Tra i presenti, riferiscono i testimoni, solo una manciata di donne, entrate al mattino, mentre gli uomini sono stati ammessi solo nel pomeriggio per evitare ogni contatto.

Una segregazione duramente condannata dalle associazioni per la difesa dei diritti umani a livello locale e internazionale che pone ostacoli anche sul piano organizzativo: se le studentesse iscritte sono in tutto 270, in organico c’è un’unica docente, a fronte di 78 professori maschi. E resta da chiarire anche “la conformità alla sharia” annunciata come condizione per la ripresa delle lezioni.

Finora, solo le università private avevano potuto riaprire i battenti, anche in quel caso con le studentesse in aule separate. Il ritorno negli atenei statali arriva a poco più di una settimana dalla conclusione dei colloqui in Norvegia tra la delegazione dei sedicenti studenti coranici, guidata dal ministro degli Esteri Amir Khan Muttaqi, e i rappresentanti di Paesi occidentali. Proprio il tema dell’istruzione delle donne viene considerato “un indicatore critico” sulla strada verso un possibile riconoscimento internazionale del governo di Kabul, che tuttavia non è ancora all’ordine del giorno.

Il rispetto dei diritti umani e delle minoranze sono stati al centro delle richieste ai fondamentalisti, che in cambio continuano a invocare il ritorno degli aiuti umanitari internazionali: risorse che, prima del loro ritorno al potere, finanziavano tre quarti del bilancio afghano. Ma tante restano le libertà negate alle donne, a livello ufficiale e informale, come quella di allontanarsi da sole dalle proprie città.

Intanto sono stati rilasciati i due giornalisti afghani dell’emittente televisiva locale Ariana Tv, Waris Hasrat e Aslam Hijab, che erano stati arrestati dai talebani lunedì scorso, nell’ultimo episodio di censura dei media.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).

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