Legge elettorale: Proporzionale primo nodo dopo Quirinale

Le cabine per il voto del Presidente della Repubblica allestite alla Camera dei Deputati.
Le cabine per il voto del Presidente della Repubblica allestite alla Camera dei Deputati. (ANSA)

ROMA. – L’elezione del Presidente della Repubblica riapre il dibattito sulla legge elettorale, con lo scongelamennto di alcune posizioni che rendevano impraticabile il confronto: il fermo no della Lega e di Fi al proporzionale, perorato invece da M5s, bloccava qualsiasi discussione, come anche le ripetute dichiarazioni di Letta in favore del maggioritario, che avevano fatto parlare nei mesi scorsi di un asse con Giorgia Meloni.

Ora la richiesta di riaprire il dossier fatta dal segretario del Pd e le prime aperture sul proporzionale da parte di Fi e perfino nella Lega, permettono almeno di riaprire il dibattito. Sullo sfondo c’è il Germanicum, cioè un proporzionale ma con una soglia altissima al 5%, che è la bozza accolta come testo base in Commissione affari costituzionali della Camera, ma fermo da mesi.

Domenica Letta ha inserito la legge elettorale tra le priorità, con l’obiettivo di superare le liste bloccate. Non ha dunque parlato esplicitamente di superamento della parte maggioritaria contenuta nel Rosatellum (il 36% dei seggi) e che spinge a coalizioni definite prima del voto. Ma all’ultima Direzione, quasi tutte le correnti (Base riformista, AreaDem, la sinistra di Orlando e i Giovani turchi) hanno sostenuto il proporzionale, e il segretario si è dichiarato pronto al confronto.

La trattativa per scegliere l’inquilino per il Colle, in cui Giuseppe Conte si è spesso smarcato dai Dem, spinge molti esponenti del Pd a insistere su un sistema proporzionale in cui Pd e M5s corrano ognuno per conto suo, senza impelagarsi in dispute sui collegi uninominali. Per questo modello anche Leu, come ha spiegato il capogruppo Federico Fornaro, il quale ha ricordato gli altri punti aperti, come il metodo di selezione dei parlamentari: preferenze o collegi, sul modello del Senato prima del 1994?

E soprattuto c’è il tema della soglia. Il 5% del Germanicum, proprio come nel sistema tedesco, freno alla frammentazione, non piace ai piccoli, da Leu a Coraggio Italia, favorevoli a un proporzionale. Il capogruppo di CI Marco Marin spiega: “La pluralità di offerta è una ricchezza per gli italiani e permette a tutti di caratterizzare ciascuno i propri valori e idee e permette agli italiani di scegliere con chiarezza”.

E’ chiaro che il proporzionale, che non obbliga a dichiarare prima del voto le coalizioni, riapre il cantiere di un Centro. Questo tema interpella in modi diversi Iv e Fi. Matteo Renzi, nelle trattative per il Quirinale, ha viaggiato in sintonia con Letta, come ha sottolineato oggi, ed ora deve decidere se lavorare a una aggregazione liberal con Azione e +Europa che guarda al Pd o ad una più moderata con Toti e Brugnaro, e magari con una Fi a traino di Carfagna-Gelmini-Brunetta.

Berlusconi appena due settimane fa, ha confermato a Salvini e Meloni di prediligere il maggioritario, ma la faglia creatasi sul voto per il Presidente della Repubblica ha fatto sì che l’ala vicina ai tre ministri, stia spingendo sul Cavaliere per rivedere la posizione sulla legge elettorale e sulla prospettiva politica.

In questo panorama, uno scongelamento sembra poterci essere anche nella Lega. Mercoledì, al terzo scrutinio, quando in nome dell’unità del centrodestra la Lega (così come Fi e Fdi) ha dato indicazioni di votare scheda bianca, ben 26 schede riportavano i nomi di Giorgetti (19) e Bossi (7), come a rivendicare una autonomia.

Alcuni parlamentari, che chiedono di non essere citati in attesa della riunione del federale, sostengono che anche alla Lega convenga il proprozionale: una coalizione formata prima del voto potrebbe vedere Giorgia Meloni precedere Salvini, mentre con il proporzionale la Lega avrebbe più nomi ma presentare al Capo dello stato per un incarico che non spaventi le Canellerie europee.

(Di Giovanni Innamorati/ANSA)

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