Coronavirus Italia: stabile occupazione ospedali, ma ancora tanti decessi

Il reparto di terapia intensiva Covid dell'Ospedale Maggiore e Oglio Po di Cremona
Il reparto di terapia intensiva Covid dell'Ospedale Maggiore e Oglio Po di Cremona.

ROMA. – Si mantiene stabile, dopo il calo dei giorni scorsi, la percentuale di posti letto occupati da pazienti Covid nelle terapie intensive e nei reparti ordinari degli ospedali. Un dato che gli esperti leggono positivamente, sottolineando come quella attuale sia una fase di “transizione” che ci sta traghettando verso un miglioramento più netto dei parametri epidemici. Ma resta alto il numero dei decessi – come evidenzia anche il bollettino giornaliero che segnala, nelle ultime 24 ore, 349 vittime – e per questo è ancora necessaria cautela.

Un invito alla prudenza ribadito anche dal ministro della Salute Roberto Speranza, che oggi ha ricordato come “viviamo un momento difficile per il diffondersi di Omicron”. Quindi, ha indicato, “dobbiamo insistere sui vaccini senza alcuna ambiguità”.

E partecipando, in videoconferenza, al G7 dei ministri della Salute, Speranza ha sottolineato che anche nel confronto con gli altri Paesi “è emerso l’impatto decisivo delle vaccinazioni nel ridurre le ospedalizzazioni e le conseguenze più gravi della diffusione della variante Omicron”. La priorità è “aumentare ancora le coperture vaccinali con prime dosi e richiami”, ha avvertito il ministro.

Ed Anthony Fauci, consigliere del presidente Usa Biden, precisa: “Non siamo ancora al punto in cui poter trattare il virus del Covid come altri con cui conviviamo”, tipo quello dell’influenza, pur sottolineando di essere “cautamente ottimista” perchè “stiamo andando nella giusta direzione”.

Omicron non deve dunque fare abbassare la guardia e l’attenzione resta alta sugli ospedali. Secondo la rilevazione dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), riferita al 30 gennaio, resta stabile al 16% la percentuale di occupazione delle terapie intensive, mentre è ferma al 30% quella dei reparti di area medica.

Su base giornaliera, invece, il bollettino del ministero della Salute segnala che sono 1.584 le terapie intensive, 9 in meno di ieri, mentre i ricoverati nei reparti ordinari sono 19.913, ovvero 296 in più rispetto al giorno precedente. Il tasso di positività è al 12%, in calo rispetto al 12,7% di ieri. In diminuzione anche i nuovi contagi: sono 57.715 rispetto ai 104.065 di ieri, ma il numero risente dei minori tamponi processati nel fine settimana. Le vittime sono invece 349 (ieri 235).

Un quadro di attesa, dunque, secondo gli esperti. Il trend attuale della curva epidemica, commenta infatti il virologo Fabrizio Pregliasco, “mostra che siamo in una fase di transizione che ci sta traghettando verso una situazione migliore, ma è necessaria ancora cautela ed un ‘liberi tutti’ ora sarebbe negativo”.

Clelia Di Serio, Ordinario di Statistica Medica all’Universita’ Vita-Salute San Raffaele, sottolinea inoltre come nell’ultimo periodo il tasso di guarigione da Covid-19 stia salendo, “raggiungendo il 74%, e questo è un elemento importante e indicativo perché evidenzia che è in atto un ‘alleggerimento’ dell’epidemia, anche in termini di rientri al lavoro più celeri”.

Tuttavia, deve restare forte l’invito alla prudenza soprattutto in relazione al parametro dei decessi, avverte Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia. Un “allentamento delle misure in questa fase, in cui si vedono primi segnali di un’inversione di tendenza anche per le conseguenze cliniche più lievi della Omicron – spiega – imporrebbe ancora, comunque, un prezzo altissimo in termini di morti: già con l’andamento e le misure attuali, infatti, si avrebbe ancora una media probabile di circa 200 morti al giorno a marzo” sul totale degli infettati nel mese di febbraio, dal momento che i decessi si rilevano sempre con un salto temporale di circa tre settimane.

“Se questa è la realtà, ci si deve chiedere – conclude Cislaghi – se siano accettabili 200 decessi al giorno per una patologia che si potrebbe, comunque, cercare di contenere”.

(di Manuela Correra/ANSA)

Lascia un commento