Quirinale: si va alla quinta votazione, spunta Frattini ma tanti no

Un momento del cambio della Guardia solenne con lo schieramento e lo sfilamento del Reggimento Corazzieri e della Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo, 1 giugno 2017.
Un momento del cambio della Guardia solenne con lo schieramento e lo sfilamento del Reggimento Corazzieri e della Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo, 1 giugno 2017. (Giandotti/Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – Un’ altra fumata nera, la quarta, in un clima di caos e incertezza crescente, mentre continuano serrate le trattative tra i partiti e all’interno delle coalizioni. Tutti sforzi che al momento sembrano portare allo stallo, e al muro contro muro.

Con lo stop alla candidatura di Pier Ferdinando Casini. Mentre su Franco Frattini si consuma l’ennesimo scontro all’interno della maggioranza. Rilanciato da Matteo Salvini, il nome dell’ex ministro degli esteri del governo Berlusconi fa imbufalire il Pd e crea forte imbarazzo nell’ala dimaiana dei Cinque Stelle e la freddezza di Fi ed Fdi.

Sale il pressing anche sul nome di Draghi, che ha parlato con Silvio Berlusconi e visto Antonio Tajani, coordinatore azzurro, a Palazzo Chigi. Un colloquio “cordiale” dove però è stata ribadita la posizione di Forza Italia: “deve proseguire il suo lavoro alla guida del governo”.

Insomma, dopo una notte di contatti sempre più intensi, malgrado le voci di una soluzione vicina, già di prima mattina si capisce che neanche oggi sarebbe stato il giorno giusto per eleggere un Presidente. Il centrodestra si riunisce alle 8,30. Arrivando alla riunione Matteo Salvini boccia con poche parole sia l’ipotesi Draghi, sia quella Casini, rimettendo indietro di molti giorni le lancette della trattativa. Poi, malgrado l’irritazione di Giorgia Meloni, si decide l’astensione di massa, pur di dare una prova di compattezza.

E’ accaduto solo una volta nella storia, nel 1992. Esame superato con successo, visto che alla fine sui 453 i grandi elettori della coalizione, quasi tutti, 441, rifiutano la scheda.

Sempre in mattinata l’ennesimo vertice Pd-M5s e Leu. “C’è bisogno – commenta il leader dem, Enrico Letta – che non ci sia nessun vincitore o dei vinti, bisogna che tutti si concorra a una soluzione senza vincitori e vinti, se non si esce da questa logica credo che non ci si riuscirà”. Ma sui nomi è ancora buio fitto, malgrado ormai il quorum sia sceso a 505.

Durante tutta la chiama, si inseguono nei capannelli i rumors sulla candidatura di Elisabetta Belloni, data in forte crescita. E quello sull’eterno duello Draghi- Casini, con l’incognita di un possibile intervento a sorpresa del Cavaliere, che alla fine non arriva.

Questo il responso dell’Aula: l’attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella sale dai 125 voti di ieri a quota 166. Nino di Matteo, candidato da Alternativa c’è e dagli ex M5s prende il posto del giurista Maddalena, ottenendo 56 voti. Otto voti per Luigi Manconi, 6 vanno alla ministra Cartabia, 5 al premier Mario Draghi, 4 ad Amato, 3 a Casini e 2 a Belloni. Le nulle sono state 5, i voti dispersi 20.

In serata, oltre le 21, un altro vertice del centrodestra, al termine di un’altra giornata di caos culminato anche dalla rottura plateale di un asse, quello tra Matteo Salvini e Matteo Renzi. Un tandem che tanti confidavano potesse essere quello risolutore. Una spaccatura non solo politica, ma anche quasi umano. Salvini non frena il suo ottimismo: “Il mio obiettivo è tenere unito il centrodestra e tenere unita la maggioranza. Confido che domani sia la giornata buona”, assicura il leader leghista.

Renzi invece ammonisce severo: “L’indecoroso show di chi ha scambiato l’elezione del Presidente della Repubblica con le audizioni di X Factor dimostra una sola cosa: bisogna far scegliere il Presidente direttamente ai cittadini. Stanno ridicolizzando il momento più alto della democrazia parlamentare”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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