Quirinale: stallo alla vigilia del quarto voto, cresce Mattarella

Operazioni di conteggio dei voti per l'elezione del Presidente della Repubblica alla Camera dei Deputati
Operazioni di conteggio dei voti per l'elezione del Presidente della Repubblica alla Camera dei Deputati. ANSA/ ROBERTO MONALDO/ LAPRESSE/ POOL

ROMA. – Da domani basterà la metà più uno dei grandi elettori per eleggere il tredicesimo Presidente della Repubblica: 505 voti. Ma alla vigilia della scelta decisiva manca un accordo, a poche ore dalle assemblee dei grandi elettori di Lega, Pd e dei M5s e con il centrodestra travagliato dal confronto (con Giorgia Meloni che boccia la strategia della scheda bianca e porta su Guido Crosetto un pacchetto di 114 voti, quasi il doppio di quelli di Fdi).

E’ un fatto intanto oggi che le schede bianche calino a 412 e cresca invece il consenso su Sergio Mattarella, arrivato a 125 voti. Oltre a quelli della rosa presto sfiorita del centrodestra, con il petalo mai davvero coperto della Casellati, restano i nomi di Draghi e Casini.

E stando a rumors serali, subito smentiti dalla Lega, Matteo Salvini potrebbe cercare di sciogliere l’impasse con una convergenza sul nome di Sabino Cassese, raffinato giurista e membro emerito della Corte Costituzionale, che uno scoop de ‘Il Foglio’ rivela abbia ricevuto nel pomeriggio la visita del leader della Lega, che a sera manifesta ottimismo e sibillino dice “la soluzione può essere vicina”.

“Tenete aperti i cellulari, sarà una lunga notte. Non posso permettere che il Parlamento rimanga ostaggio dei veti del centrosinistra, abbiamo fatto nomi di altro profilo e altri ne faremo”, aggiunge. Di certo oggi Salvini ha sentito Berlusconi, per poi dire, in sintonia con il Cav ma anche con Conte, che Draghi deve restare dove è, a Palazzo Chigi.

La cautela su qualunque nome è d’obbligo, dopo una giornata iniziata con la voce della ‘spallata’ cercata da Salvini sul nome della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, per qualcuno con i voti di Conte e Renzi. Ma è proprio Conte a dire che questa scelta sarebbe “un grave errore del centrodestra” e “un grave sgarbo per la Presidenza del Senato” è usare il nome della Casellati per una contrapposizione senza una soluzione condivisa.

E anche Renzi smentisce secco: “ste cose non le faccio, e se il centrodestra facesse a gomitate con la Casellati, il centrosinistra a quel punto dovrebbe rispondere con un controblitz”: una gomitata con il nome di Casini o anche dello stesso Draghi. Di questo Renzi parla con Letta, nel giorno in cui l’idea del ‘conclave’ lanciato ieri dal leader dem perde terreno.

Ma è proprio un tweet di Enrico Letta del primo pomeriggio a cambiare il segno alla giornata: la “assurda e incomprensibile” operazione del centrodestra che vorrebbe portare al Colle la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, “rappresenterebbe il modo più diretto per far saltare tutto”, significando ipso facto la fine della larga maggioranza che sostiene il governo Draghi.

Fonti del Nazareno fanno sapere che il monito è rivolto solo ed esclusivamente al centrodestra e non a Conte (o a Renzi) che infatti si sono espressi in sintonia con il leader del Pd. Ma resta lo stallo, alla vigilia del quarto voto, in una serata che si preannuncia densa di incontri e vertici decisivi.

(di Milena Di Mauro/ANSA)

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