Pechino: Bach arrivato, Cina trova primi 78 positivi

Un logo gigante delle olimpiadi invernali di Pechino. EPA/WU HONG

ROMA.  –   Il 4 febbraio, giorno della cerimonia di apertura, si avvicina, e Pechino si prepara, fra gli allarmi per il Covid e quelli per l’inquinamento atmosferico, problema quest’ultimo che per i Giochi del 2008 venne risolto con il blocco del traffico privato per svariati giorni in modo da “pulire” l’aria in vista delle gare di ciclismo, marcia e maratona.

La mossa non verrà ripetuta in questa occasione, perché nel cuore delle capitale, e negli stessi impianti dei Giochi di 14 anni fa riciclati per l’occasione, si svolgeranno principalmente gare al coperto come il curling ospitato da quello che nel 2008 era il meraviglioso “Cubo d’acqua” sede delle gare di nuoto, mentre lo stadio Nazionale indoor, detto “il Ventilatore”, usato a suo tempo per ginnastica e pallamano ora vedrà le giocate dei campioni dell’hockey su ghiaccio.

Ma l’allarme maggiore in vista di questi Giochi è obviamente il Covid. I cinesi effettuano controlli a tappeto, e quotidiani, su tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, sono coinvolti nella manifestazione, e oggi il comitato organizzatore ha fatto il punto annunciando di aver trovato 72 positivi e spiegando nel dettaglio che 39 contagi erano stati rilevati all’arrivo all’aeroporto internazionale di Pechino, mentre altri 33 sono stati segnalati nel sistema delle “bolle” a circuito chiuso.

Successivamente il numero dei primi positivi dei Giochi è salito a 78, con nessun atleta coinvolto. Per ora ha contratto il virus, secondo gli organizzatori,  personale della radiodiffusione, di federazioni sportive internazionali, di partner di marketing, di media e di forza lavoro in generale.

Ma non per questo la macchina dell’Olimpiade si ferma e infatti si registrano i primi arrivi nei villaggi atleti, che questa volta sono tre. Uno in zona più o meno centrale, un altro nella periferia nord di Pechino, e a 900 metri sul livello del mare, il terzo è invece a Zhangjiakou, località che si trova a 200 km dalla capitale e che ospiterà atleti delle prove che si svolgeranno in quella zona, ovvero freestyle, snowboard, biathlon, salto con gli sci e sci cross-country.

Prima ad arrivare al villaggio di competenza in una Pechino innevata è stata una delegazione della Svizzera, seguita poi da personale di  Gran Bretagna, Canada, Usa, Finlandia e Australia. Tutto ciò anche se l’inaugurazione dei villaggi è prevista per giovedì e quindi ufficialmente (ma non in pratica) queste strutture non sono ancora aperte.

Fra coloro che sono già a Pechino c’è anche il presidente del Cio Thomas Bach: è arrivato sabato scorso ma solo oggi il comitato olimpico internazionale ne ha dato notizia, precisando che il massimo dirigente dello sport mondiale si è messo in autoisolamento per tre giorni. Ne uscirà domani “per le prime attività ufficiali”, in attesa dell’Esecutivo del 2 febbraio e della 139/a Sessione in programma il giorno dopo.

Insomma, in Cina c’è già aria di Olimpiade, nonostante la “bolla” rigidissima, come già ai Giochi estivi di Tokyo, che non consente in alcun modo spostamenti al di fuori di quelli per allenamenti e gare.

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