Occupati recuperano su Covid, tornano a quota 23 milioni

Una ragazza ricerca lavoro sul tabellone delle offerte.
Una ragazza ricerca lavoro sul tabellone delle offerte.

ROMA.  –    Gli occupati a novembre superano per la prima volta dall’inizio della pandemia quota 23 milioni grazie a una crescita su ottobre di 64mila unità e di 494mila sull’anno: il dato arriva dall’Istat che segnala come la crescita sia concentrata nel lavoro a termine con 448mila occupati in più con contratti precari con una ripresa significativa di questa modalità (+17%) dopo il crollo registrato a causa delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria.

Gli occupati aumentano  di quasi 200mila unità in tre mesi e di 700mila unità su gennaio 2021 ma restano di 115mila unità al di sotto del periodo prepandemia (febbraio 2020). I dati chiaramente non tengono conto del boom dei contagi che si è avuto a dicembre.

La crescita annuale – segnala l’Istat – riguarda sia gli uomini che le donne e tutte le fasce di età ad eccezione, per ragioni demografiche, della fascia tra i 35 e i 49 anni. Aumenta comunque il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni  e torna al 58,9%, al livello di gennaio 2020 (a febbraio era al 58,7%).

Il mercato del lavoro appare vivace con un calo del tasso di disoccupazione al 9,2% e una riduzione del tasso di inattività che si fissa a novembre al 35% dopo aver toccato ad aprile 2020 il 38,4%. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono 13,27 milioni in calo di 633mila su novembre 2020. Le persone in cerca di occupazione sono 2.338.000, in calo di 43mila unità su ottobre e di 53mila su novembre 2020.

Nel mese considerato, prima quindi del nuovo boom di contagi anche grazie alla variante Omicron del Covid e delle difficoltà per alcuni settori come il turismo e la ristorazione che hanno subito la riduzione delle prenotazioni, risultavano occupate 23 milioni e 59mila persone e tra queste 3milioni 86mila con un contratto a termine (165mila in più di quelli registrati a febbraio 2020 prima dell’inizio della pandemia). Il recupero dell’occupazione sull’anno quindi è legato al lavoro temporáneo con appena 42mila occupati a tempo indeterminato in più a novembre 2021 su novembre 2020.

La fine del blocco dei licenziamenti non sembra avere avuto effetti travolgenti sulla platea del lavoro stabile. A giugno gli occupati con contratto a tempo indeterminato erano 14 milioni e  461 mila mentre a novembre (una volta esaurito il 31 ottobre il blocco dei licenziamenti  anche per le imprese più piccole e quelle del tessile e dell’abbigliamento dopo la fine dal primo luglio per quelle con ammortizzatori non Covid) erano 14 milioni 945mila.

Con la ripresa dell’economia a novembre 2021 si è avuto anche un aumento consistente del lavoro indipendente (+66mila unità su ottobre) dopo i cali registrati nei periodi di più ampie restrizioni decise per fare fronte all’emergenza sanitaria. Ma il calo rispetto a febbraio 2020 resta superiore alle 200mila unità.

“Il consolidarsi della tendenza al recupero dei livelli occupazionali, pur rappresentando indubbiamente un segnale positivo –  afferma  la Confcommercio  – non può far trascurare alcuni elementi di criticità. Le incertezze che ancora permeano il quadro economico di riferimento, infatti, stanno rendendo difficile la crescita del lavoro dipendente a tempo indeterminato, elemento che potrebbe rendere più complessa la programmazione, da parte delle famiglie, dei consumi più impegnativi”.

Secondo l’associazione  che segnala il saldo negativo rispetto all’inizio della pandemia di 210mila lavoratori autonomi il recupero degli indipendenti sul mese è “episodico”, legato alla riapertura di alcune attività stagionali. I sindacati sottolineano che la ripresa è fragile e chiedono tutti la proroga della cassa integrazione Covid almeno fino al 31 marzo. La Cisl con il segretario generale, Luigi Sbarra dice che i numeri sono lontani da quelli pre crisi e evidenzia i rischi sulla ripresa dell’aumento dei contagi. La Cgil sottolinea che la ripresa è “fragile” e concentrata sul lavoro a termine mentre la Uil parla di ripresa “lenta e discontinua”.

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