Quirinale e Governo stabile, i partiti avviano la trattativa

il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Prof. Mario Draghi,
il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Prof. Mario Draghi, il 3 febbraio 2021. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

ROMA. – La parola d’ordine è non sbagliare niente e andare avanti con la massima prudenza: nella sfida per il Colle, malgrado l’aggravarsi della pandemia, è tutto fermo in attesa della settimana prossima quando si comincerà a fare sul serio. Tuttavia si registra una forte ripresa del dialogo tra Lega e Movimento Cinque stelle e c’è chi arriva a ipotizzare che un redivivo asse “gialloverde” potrebbe avere i voti per decidere insieme il nuovo Presidente.

Un feeling che si sarebbe rafforzato dopo la lotta condotta insieme ieri al Consiglio dei ministri contro l’obbligo vaccinale generalizzato. Inoltre, la Lega, a questo punto della pandemia, non vorrebbe che Draghi lasciasse Palazzo Chigi. Ma sono solo ipotesi e suggestioni, al momento.

La settimana prossima si entrerà nel vivo: il 13 si riunirà la Direzione del Pd e immediatamente dopo dovrebbe tenersi il vertice del centrodestra. Partiti e coalizioni vanno tutti in ordine sparso, anche con parecchie divisioni anche al proprio interno: nel Pd c’è chi vorrebbe Draghi ma senza dirlo, per non logorarlo, e chi auspica un Mattarella Bis.

Nei Cinque Stelle, al di là delle diverse proposte, pare che la priorità sia evitare le elezioni anticipate. A destra nessun nome, ma tiene banco la sempiterna rivalità tra il centrodestra di governo e Fratelli d’Italia. Su ambedue i poli pesa poi l’incognita del Cavaliere, sempre più attratto dall’idea di salire al Colle.

Escluso che pensi di farsi eleggere come grande elettore da qualche Regione, alcuni retroscena descrivono Berlusconi pronto a mollare, accontentarsi di fare il king maker, o magari soddisfatto solo del fatto che si sia parlato di lui per così tanto tempo. Tutti rumors accolti con sarcasmo ad Arcore: Silvio Berlusconi, trapela da Forza Italia, non vede l’ora di giocarsi sino alla fine questa partita che ricorda un giro di poker.

A 18 giorni dal primo voto dei grandi elettori, tutti i giocatori sembrano dichiarare “parole”, passano la parola agli altri, ma ovviamente senza escludersi dal gioco e facendo molta attenzione a cosa accade, non solo al tavolo, ovvero nei Palazzi della politica, ma anche fuori, nel Paese, sempre più piagato dalla pandemia. Un contesto di incertezza e di tensione che si sta scaricando sull’esecutivo, che sta condizionando l’umore del premier, e inevitabilmente avrà effetti sulle sue chance come candidato al Quirinale.

Difficile dirlo se in un senso o in un altro: man mano che il virus provoca vittime e si diffonde il caos potrebbe prendere piede più nettamente la tesi che non sia consigliabile un cambio al governo. A quel punto, seguendo questo scenario, chissà che i partiti, pressati dallo tsunami dei contagi, con il sistema sanitario in grave difficoltà, sotterrino l’ascia di guerra e si uniscano per convincere Mattarella ad aprire al bis. Scenario non ben accetto , in queste ore, a Lega e FdI.

Di contro, però, proprio una situazione di grande urgenza nazionale, e i dissapori che già emergono tra i partiti, oggi sul nucleare, domani chissà su quali altri temi, potrebbero spingere Draghi a mordere il freno pur di salire al Colle. Pare che molti all’interno dell’esecutivo, si parla di alti esponenti della Lega, considerino la loro esperienza a Palazzo Chigi ormai conclusa.

A quel punto i grandi elettori potrebbero essere spinti a trovare subito un’intesa, appunto su Draghi al Colle, e, al contempo, come auspica da tempo il Pd, trovare all’interno della stessa maggioranza un premier capace di guidare un “governo fotocopia”, che porti avanti con successo gli impegni avviati in questi mesi. Ove mai la Lega non fosse interessata a un governo Draghi bis senza Draghi, si potrebbe ipotizzare una nuova maggioranza “Ursula”, tutti dentro con Lega e FdI all’opposizione.

Quello che è certo è che, in un Parlamento così frammentato, il rischio che i leader non governino i propri gruppi è molto alto. Com’è alto il pericolo che ogni percorso, frutto di un’intesa, si possa inceppare alla prima curva e si arrivi a una roulette russa dalle conseguenze imprevedibili.

Non a caso, Bruno Tabacci, ex Dc e grande conoscitore delle dinamiche parlamentari, auspica che Enrico Letta e Matteo Salvini si parlino e gestiscano insieme questa fase delicatissima. In attesa di nuovi sviluppi, la prima preoccupazione è assicurare che il voto dei 1009 grandi elettori si svolga in sicurezza. Lo hanno chiesto le due capigruppo dem ai due Presidenti delle camere. Un obiettivo forse minimo , ma cruciale in un contesto così volubile.

(di Marcello Campo/ANSA)

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