Divorzio record per l’emiro di Dubai: 635 milioni alla ex

Il sultano di Dubai Mohammed bin Rashid Al Maktoum con la principessa Haya bint Al Hussein. (ANSA)

LONDRA.  – L’emiro di Dubai ha subito un nuovo umiliante scacco da parte della giustizia britannica in quella che è diventata una vera e propria saga familiare all’insegna di minacce, abusi, ricatti, fughe da gabbie dorate create dallo sceicco in Medio Oriente per imprigionare i suoi cari e inseguimenti internazionali per riportarli indietro.

Una corte di Londra, a conclusione della maxi causa di divorzio che riguarda Mohammed bin Rashid Al Maktoum, ha quantificato in 550 milioni di sterline, circa 635 milioni di euro – la somma più alta in casi del genere nella storia giudiziaria del Regno Unito – l’esborso di denaro che lo sceicco deve versare all’ex moglie, la principessa Haya nonché sorella del re di Giordania, per il mantenimento dei due figli minori avuti da lei.

Si supera così il record precedente di un tribunale britannico che aveva riguardato un oligarca russo, Farkhad Akhmedov, costretto a pagare nel 2016 all’ex consorte Tatiana Akhmedova circa 450 milioni di sterline.

Anche per il 72enne miliardario vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti i soldi non sono di certo un problema ma il dispositivo legale con tanto di conto ultra salato segna di sicuro una cocente sconfitta per il suo orgoglio e la sua immagine. In una sentenza scritta, il giudice dell’Alta corte, Philip Moor, ha affermato che l’emiro rappresenta la “minaccia principale” per Haya e i due figli.

La saga familiare, che ha anche dei forti connotati diplomatici in quanto sia gli Emirati che la Giordania sono storici partner del Regno Unito e dell’Occidente, dimostra bene a cosa il tribunale si riferisse oggi e in un altro pronunciamento del giudice Andrew McFarlane pubblicato nell’ottobre 2020. Nelle corso delle numerose udienze erano state ricostruite le peripezie della consorte dello sceicco, fuggita rocambolescamente con i bambini dagli Emirati a Londra nel 2019 (dove da allora vive blindata in una lussuosa residenza), dicendosi “terrorizzata” dal marito.

Non solo, con la sentenza di oggi tornano in grande evidenza sui media i precedenti inquietanti venuti alla luce sul conto di Mohammed al Maktoum: come le accuse di abusi e torture perpetrati contro due sue figlie avute da un altro matrimonio, le principesse Latifa (36 anni) e Shamsa (40 anni), accomunate anche dalla triste sorte di aver cercato di sottrarsi all’autorità del padre-padrone e di essere state riportate a casa con la forza.

La vicenda di Latifa, che sarebbe di fatto tenuta prigioniera a Dubai, ha anche scatenato una campagna internazionale che ne chiede la liberazione.

Inoltre, stando all’Alta corte di Londra, Mohammed al Maktoum aveva spiato illegalmente l’ex moglie Haya e cinque collaboratori della principessa durante le fasi più concitate del loro divorzio usando il controverso software della Nso Pegasus per intercettare chiamate e messaggi sui loro telefoni.

Come parte della sentenza odierna, il giudice Moor ha anche ordinato allo sceicco di pagare 11 milioni di sterline all’anno per i costi di sicurezza della principessa Haya e dei suoi due figli mentre sono minorenni. Quindi per proteggerli dallo stesso emiro.

(di Alessandro Carlini/ANSA).

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